Sei condanne, confermata l’assoluzione per Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”. É stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Giuseppe Mancuso, figlio del defunto Pantaleone, detto “Vetrinetta”
CATANZARO – Non regge neanche davanti alla Corte d’appello di Catanzaro l’accusa nei confronti degli imputati nel processo scaturito dall’inchiesta “Black Money” contro presunti capi e gregari del clan vibonese dei Mancuso. Così come in primo grado è caduta l’accusa di associazione mafiosa per diversi imputati, tra i quali Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, per il quale è stata confermata l’assoluzione. Sei le condanne: per il 78enne Giovanni Mancuso e per il fratello 81enne Antonio, componenti della cosiddetta “generazione degli 11”, sono state confermate rispettivamente le condanne a 9 e a 5 anni di reclusione; per il 68enne Agostino Papaianni confermati 7 anni e 8 mesi; Damian Fialek è stato condannato ad un anno (in primo grado gli erano stati inflitti 3 anni). Confermate, infine, le condanne di primo grado per Gaetano Muscia (7 anni) e Antonio Prestia (5 anni e 6 mesi). É stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Giuseppe Mancuso, figlio del defunto Pantaleone, detto “Vetrinetta”, e per Nicola Angelo Castagna. Leonardo Cuppari è stato assolto per non aver commesso il fatto (in primo grado era stato condannato a 5 anni per tentata estorsione e assolto dall’accusa di associazione mafiosa). Per Antonino Castagna la Corte d’appello ha dichiarato di “non doversi procedere per precedente giudicato” in relazione all’accusa di associazione mafiosa “limitatamente al periodo dal 2003-2012”, assolvendolo per lo stesso reato “per non aver commesso il fatto” per il restante periodo contestato dall’accusa.
