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Clinica San Bartolo, per il tribunale di Cosenza nessuna “mala gestio”

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Clinica San Bartolo, per il tribunale di Cosenza nessuna “mala gestio”

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Gli amministratori della clinica sono stati assolti con formula piena perché il fatto non costituisce reato. Il processo ha accertato che la crisi di liquidità che ha colpito la società non è stata determinata dagli amministratori 

 

COSENZA – Nella giornata di ieri dinnanzi al Giudice Monocratico del Tribunale di Cosenza – dott.ssa C. Pingitore, si è concluso il processo che vedeva imputati l’ing. Marco Morrone ed il dott. Nicola Chiarelli, amministratori della società “ San Bartolo s.r.l. ”,  per non aver versato, entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale mod. 770, le ritenute risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituti relativamente ad emolumenti erogati nell’anno d’imposta 2012.

L’istruttoria dibattimentale ha permesso di accertare una grave crisi aziendale che nel corso degli ultimi anni ha colpito la casa di cura San Bartolo. La causa di tale crisi è stata ricondotta ai continui ritardi con cui la Regione Calabria rimborsa le prestazioni sanitarie erogate dalla società, un ritardo sistemico che ha comportato la cronicizzazione dei debiti con l’incapacità di attendere puntualmente ai pagamenti di fornitori, professionisti e retribuzioni dei dipendenti. Difatti, oltre il 95% delle risorse della Casa di cura deriva dalla convenzione con la Regione Calabria.

Nel corso degli anni, proprio in ragione della crisi di liquidità indicata, i soci hanno fatto il possibile per evitare il blocco totale dell’azienda procedendo ad aumenti di capitale sociale, facendo quindi ricorso a risorse personali nel tentativo di ristabilire l’equilibrio finanziario e, inoltre, a rilasciare fideiussioni in nome proprio per garantire la solvibilità dei debiti dell’azienda. Il processo ha dunque accertato che la crisi di liquidità che ha colpito la società non è stata determinata da atti di mala gestio da parte degli amministratori  bensì da una situazione generale che ha colpito in Calabria la generalità dei soggetti operanti nel campo della sanità privata e totalmente riconducibile al blocco dei rimborsi da parte dell’ASP calabrese. Per le ragioni indicate, al termine dell’udienza, l’ing. Morrone ed il dott. Chiarelli, entrambi difesi dall’avv. Riccardo Maria Panno, sono stati assolti con formula piena perché il fatto non costituisce reato.

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