Calabria
‘Ndrangheta: usura ed estorsione, 16 arresti. Almeno 30 vittime
Utilizzavano i soldi derivanti da attività di usura ed estorsione per finanziare la ‘ndrangheta.
TORINO – La squadra mobile di Torino ha arrestato 16 persone e sequestrato beni e denaro per circa 3 milioni di euro a due organizzazioni di matrice ‘ndranghetista. L’indagine, coordinata dalla Procura di Torino, ha accertato – ma il dato è provvisorio – almeno 30 vittime di usura. Ai componenti della prima organizzazione, capeggiata dal pluripregiudicato Vittorio Ceretta, sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all’usura, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione a danno dello Stato, esercizio abusivo di attività finanziaria, intestazione fittizia di beni e riciclaggio. I componenti della seconda, capeggiata invece dal sorvegliato speciale Renato Macrí, noto esponente locale della ‘ndrangheta, facente capo alla consorteria Ursino-Scali-Macrí di Gioiosa Jonica, dovranno rispondere per i reati di usura, estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia di attività finanziarie, con l’aggravante del metodo mafioso. Durante le indagini si è delineato un terzo filone derivante dai prestiti a tasso usuraio elargiti dal pluripregiudicato Vittorio Raso – attualmente latitante – in collaborazione con alcuni suoi stretti familiari e con l’aiuto delle mogli di Adolfo e Aldo Cosimo Crea, originari di Stilo (Rc), reclusi in regime di 41 bis.
“Un quadro investigativo allarmante, che attesta un coinvolgimento di organizzazioni criminali in settori di alta specializzazione, una minaccia molto piú qualificata rispetto a quella mafiosa tradizionale”. Cosí il dirigente centrale anticrimine della polizia, Francesco Messina, a seguito dell’operazione condotta dalla squadra mobile di Torino che ha portato all’arresto di 16 persone (un’altra è latitante) che, attraverso la creazione di società fittizie, accedevano a finanziamenti pubblici poi utilizzati nell’attività di usura, con i guadagni che andavano a rinfoltire le casse della ‘ndrangheta. “In Piemonte la presenza della ‘ndrangheta è quasi endemica – ha aggiunto Messina – lo schema investigativo utilizzato qui a Torino puó essere replicato nel resto del Paese. Oggi la minaccia è la capacità dell’organizzazione criminale di incidere a livello economico sulla società. Ormai è chiaro che organizzazioni simili attecchiscono anche in realtà dove vi è un elevato senso civico, non è piú un problema culturale”.
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