Provincia
Franco Muto lascia il carcere duro e torna a casa: “Cosa pensano Morra e Bonafede?”
Il “Re del Pesce” Franco Muto esce dal carcere e viene assegnato ai domiciliari perchè il regime del carcere duro risulta incompatibile con le sue condizioni di salute
CETRARO (CS) – Il boss di Cetraro Franco Muto lascia il 41bis e torna a casa, dove sarà detenuto ai domiciliari. Il “Re del pesce” deve scontare 7 anni e 10 mesi per intestazione di beni fittizi inflitti a seguito del procedimento scaturito dall’inchiesta “Frontiera“. Franco Muto tramite i propri levali aveva fatto emergere come le sue condizioni di salute non fossero compatibili con il regime del carcere duro ed il tribunale delle libertà ha accolto la richiesta dei legali del boss.
Un’istanza di scarcerazione avanzata più volte dinnanzi al Tribunale delle libertà e anche ai magistrati della Cassazione. Assolto dall’accusa di associazione mafiosa Muto da qualche tempo lamentava dolori legati alle difficoltà di camminare, ma i medici hanno ritenuto il suo quadro clinico compatibile con le regole del carcere duro. Il timore dei magistrati però è stato sempre quello che, una volta tornato a casa, Franco Muto, potesse tornare a manovrare la cosca e le sue attività illegali.
Klaus Davi: cosa ne pensano Morra e Bonafede?
In merito alla scarcerazione del boss di Cetraro è intervenuto il massmediologo Klaus Davi: “Tutto assurdo, inconcepibile e senza alcun senso! Cosa hanno da dire in proposito Nicola Morra e Alfonso Bonafede? Che messaggio può arrivare della giustizia italiana dopo simili provvedimenti? Probabilmente c’è anche una carenza normativa che aiuta i mafiosi, e sulla quale la politica deve intervenire. Comunque è un giorno buio per la giustizia! Simili notizie rendono vane le battaglie coraggiose di persone come Nicola Gratteri perché minano, indelebilmente, la fiducia nelle istituzioni e nelle Stato”. “Per la Calabria – conclude il giornalista e consigliere comunale di San Luca – non c’è speranza perché il primo è lo Stato con la sua passività a non aiutare la lotta contro la ‘Ndrangheta e ostacola il lavoro dei magistrati, dei giornalisti e l’impegno delle tante persone per bene.”
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