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Impianti fotovoltaici pagati 500mila euro abbandonati e distrutti dall’incuria

Calabria

Impianti fotovoltaici pagati 500mila euro abbandonati e distrutti dall’incuria

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Nessuno ha mai verificato se la manutenzione che veniva regolarmente retribuita fosse di fatto stata eseguita. Il nuovo sindaco di Falerna denuncia le ‘vergogne’ consumate negli ultimi 10 anni ai danni dei cittadini

 

FALERNA (CZ) – «In poco più di 60 giorni dal nostro insediamento, con il Consiglio Comunale di ieri, – afferma il sindaco di Falerna Daniele Menniti – siamo riusciti ad evitare, o quanto meno a rinviare, l’avvio delle procedure per dichiarare il dissesto economico e finanziario del nostro Comune, riuscendo con la nostra azione amministrativa nell’intento di poter prendere atto del “permanere” degli equilibri generali di bilancio per l’esercizio 2019. La situazione che abbiamo ereditato dalla amministrazione uscente non è florida, ad esempio, sono stati contratti oltre 500.000 euro di mutui per impianti fotovoltaici (che stanno pagando i cittadini) e che non funzionano, sono praticamente distrutti dall’incuria e dalla manutenzione pagata ma per la quale non si è mai verificato che fosse correttamente eseguita.

 

 

Un altro mutuo, anche questo di quasi mezzo milione di euro, è stato contratto per realizzare un centro di aggregazione mai realizzato ma il cui debito è sulle spalle dei cittadini. Abbiamo inoltre ereditato un contenzioso legale, rilevato nei soli primi 60 giorni, pari a oltre 500 mila euro. Purtroppo vi è ragione di ritenere che ne verranno altri, sempre generati negli ultimi 10 anni, di oltre il doppio di quanto oggi stimato. Ad esempio, una pendenza con l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero che alla fine dell’Amministrazione Menniti nel 2009 si stava chiudendo per 40.000 euro, dovuti per un campo sportivo, fatti lievitare a circa 500.000 euro per non aver chiuso la vicenda con una gestione che non ci consente nemmeno di trovare un termine adeguato per definirla. A seguito di questa vicenda, sul Comune pende un pignoramento presso il tesoriere di ben 250.000 euro che, se non fosse per la capacità amministrativa messa in campo in questi 60 giorni, non ci avrebbe consentito di poter procedere al pagamento degli stipendi dei dipendenti e, conseguentemente, di affrontare la stagione estiva così come la abbiamo affrontata.

 

 

Abbiamo riscontrato un debito con la Sorical per oltre 294.000 euro, rateizzato ma non pagato, per il quale rischiavamo un taglio della portata idrica che avrebbe lasciato senz’acqua gran parte del Comune nel periodo estivo. E ancora. Crediti non riscossi per oltre un milione di euro molti dei quali relativi all’acquedotto e che in parte sono ormai prescritti per una inettitudine formidabile e unica nel suo genere. Non possiamo, infine, non citare un indebitamento destinato inesorabilmente a crescere a causa di una serie di servizi affidati all’esterno con costi enormemente superiori alle entrate. Come il servizio idrico affidato ad una società esterna per 528.800 euro l’anno, quando dallo stesso servizio il Comune incassa poco più di 250.000 euro. E ci fermiamo qua per non tediare il lettore ma l’elenco è ancora molto lungo. Dicevamo, quindi, uno sforzo incredibile compiuto in 60 giorni di duro impegno e che ieri ci ha consentito di evitare quella che sarebbe potuta essere la doverosa deliberazione del Consiglio Comunale (non revocabile) dello stato di dissesto, come previsto all’articolo 246 del T.U.E.L. 267/2000.

 

 

Questo articolo prevede infatti che: “La deliberazione recante la formale ed esplicita dichiarazione di dissesto finanziario è adottata dal consiglio dell’ente locale nelle ipotesi di cui all’articolo 244 e valuta le cause che hanno determinato il dissesto”. Appena sarà terminata la stagione estiva terremo una serie di incontri pubblici durante i quali elencheremo in dettaglio tutta la situazione debitoria del comune e lo sperpero di denaro avvenuto nell’ultimo decennio che ha portato al declino del nostro paese. Abbiamo messo in cantiere una poderosa azione di risanamento, ma il pericolo del dissesto potrebbe da un momento all’altro ripresentarsi ove mai dovessimo allentare la tensione anche solo decidendo di amministrare in maniera semplicemente ordinaria, figuriamoci se poi si decidesse di farlo alla “volemose bene” così come sollecitato spesso dai banchi di quella minoranza che rappresenta proprio l’amministrazione uscente».

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