Con due suicidi negli ultimi due giorni sono diventati 28 i detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno
REGGIO CALABRIA – Lo denuncia l’associazione Antigone che rileva come si tratti di un numero “che segna un vero e proprio dramma del sistema penitenziario del nostro paese”. Gli ultimi due detenuti ad uccidersi, riferisce l’associazione che si batte per i diritti nelle carceri, sono stati un polacco di 32 anni nel carcere di Savona e un italiano di 37 anni nel carcere di Reggio Calabria.
“Proprio nell’istituto di Reggio – é detto in un comunicato – l’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione aveva trovato una situazione complicata, in particolare riferimento al sostegno psicologico che, dei penitenziari visitati nel 2018, era risultato tra quelli più carenti. Erano state rilevate infatti solo 2,1 ore di presenza degli psicologi per 100 detenuti a fronte di una media nazionale di 13,5”. “Anche il personale di polizia penitenziaria – prosegue Antigone – era risultato molto carente. Mentre la media nazionale da noi rilevata era di 1,8 detenuti, per ogni agente nel carcere di Reggio Calabria Arghillà erano 3,8”.
“Prevenire i suicidi non è mai semplice”, sottolinea il presidente di Antigone Patrizio Gonnella. “Non si può pensare – aggiunge – di sottoporre a stringente sorveglianza tutti gli oltre 60 mila detenuti presenti, al momento, nelle galere italiane. Bisogna dunque intervenire sul miglioramento della qualità della vita e su tutti quegli aspetti che possono far desistere da pensieri suicidari. Per questo abbiamo predisposto una proposta di legge con tre obiettivi: aumentare il numero delle telefonate a disposizione dei reclusi, garantire dei rapporti intimi tra il detenuto e il suo partner e ridurre al minimo l’istituto dell’isolamento”. “La proposta è a disposizione dei parlamentari e ci auguriamo – conclude Gonnella – che qualcuno voglia farla propria, promuovendo così una discussione seria in Parlamento su questi temi”.
