Cosenza
Bianca Rende: “tassa sull’insegna, cartelle pazze ai commercianti cosentini”
Bianca Rende, consigliere del PD, con una nota mette in risalto l’approssimativo servizio di riscossione dei tributi da parte di “Municipia” con richieste di pagamento arrivate ai commercianti senza le dovute distinzioni
COSENZA – L’applicazione dell’imposta comunale sulla pubblicità (I.C.P.) è regolata da specifiche norme che permettono all’esercizio commerciale e/o impresa di rispettare gli adempimenti e gli obblighi previsti dalla legge e quindi il pagamento delle tasse che si applica per legge. L’imposta comunale sulla pubblicità non è dovuta se la superficie complessiva delle sole insegne di esercizio di attività commerciali e di produzione di beni o servizi non supera i 5 metri quadrati, purché tali insegne contraddistinguano la sede ove si svolge l’attività che è oggetto della comunicazione (art. 17, comma 1-bis del D.Lgs. n. 507/93). Per le insegne di esercizio di superficie complessiva superiore ai 5 metri quadrati l’imposta è invece dovuta per l’intera superficie. Negli ultimi giorni a Cosenza, denuncia Bianca Rende, consigliere del PD, l‘imposta comunale sulla pubblicità sarebbe arrivata indistintamente ai commercianti cosentini compresi quindi anche chi ne sarebbe esente. La colpa sarebbe di “Municipia“, società incaricata dal comune per la riscossione dei tributi.
“Il nuovo incubo dei commercianti cosentini? La tassa sull’insegna – scrive Bianca Rende – L’imposta riguarda solo le insegne di esercizio di una superficie superiore ai cinque metri quadri complessivi, ma la società Municipia – a cui il Comune di Cosenza ha affidato la riscossione dei tributi locali – ha inviato indistintamente a tutti gli esercenti la richiesta di pagamento generando così rabbia e disorientamento. Ovviamente si tratta di un’ingiustificabile “svista”da parte di Municipia, ora ogni cartella emessa per superfici inferiori dovrà essere annullata e gli uffici comunali si stanno adoperando per fornire rassicurazioni ai commercianti e agli artigiani che hanno ricevuto le “cartelle pazze”. È facile immaginare il disagio che questo errore ha arrecato a una categoria già penalizzata dalla crisi e da altre scelte discutibili dell’amministrazione sulla viabilità. A questo punto non si può non evidenziare con disappunto che la gestione del servizio di riscossione comunale è svolto dalla società incaricata in maniera approssimativa. Siamo tutti d’accordo sulla necessità di combattere ogni forma di evasione dai tributi locali, ma pagare commissioni altissime ad una società esterna che procede in maniera così indiscriminata, generalizzata ed erronea è un modo davvero discutibile e vessatorio di operare, di cui anche l’amministrazione, oltre alla società dovrebbe dare conto alla cittadinanza”.
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