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Romina era incinta. Uccisa con “un’arma impropria”, ancora nessun traccia del marito
Per il Procuratore di Castrovillari Facciolla, che sta coordinando le indagini, la 44enne non è stata uccisa a coltellate. Ha escluso categoricamente che la morte sia legata alla criminalità organizzata. Ancora irreperibile il marito Giovanni De Cicco
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CASSANO ALLO IONIO (CS) – Romina Iannicelli la 44enne uccisa nella notte a Cassano allo Jonio e ritrovata priva questa mattina, sarebbe morta a causa di un trauma cranico, provocato dall’uso “di un’arma impropria e non convenzionale”. A stabilirlo, secondo quanto è trapelato, il medico legale al termine dell’ispezione sul corpo della vittima. Viene dunque esclusa la morta per accoltellamento come si era invece appreso nelle prime ore della mattinata. A riferirlo il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla che sta coordinando le indagini affidate al sostituto Valentina Draetta. Da quanto si è appreso l’abitazione sarebbe stata trovata in disordine. Al dramma si aggiunge il fatto che Romina Iannicelli era incinta di pochi mesi. La donna, che non aveva figli, in questo periodo era anche particolarmente felice proprio quella gravidanza probabilmente inseguita e attesa da tanti anni. Il cadavere è stato portato nell’obitorio dell’ospedale di Rossano a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà disporre l’autopsia.
Il magistrato ha “escluso categoricamente” che l’omicidio della donna possa essere riconducibile a questioni di criminalità organizzata, nonostante avesse qualche precedente per reati legati allo spaccio di droga. Gli investigatori dell’arma in queste ore hanno iniziato ad ascoltare alcune persone, mentre resta ancora irreperibile il marito della donna, Giovanni De Cicco. In casa con la coppia vive anche l’anziana madre dell’uomo che è stata accompagnata in caserma per essere sentita.
Garante per l’infanzia “vittima incinta: impressione e sconcerto”
“Desta profonda impressione e sconcerto apprendere che la donna uccisa a Cassano sullo Jonio, pro-zia del piccolo Cocò Campilongo, vittima innocente della criminalità organizzata, fosse incinta. A prescindere dal movente, non si può accettare questa recrudescenza contro i soggetti più fragili della società, ossia donne e bambini”. E’ quanto dichiarato dal sociologo Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria. “Da quanto emerge in queste ore dalle cronache, la donna in passato aveva avuto a che fare con problemi legati alla droga, dunque, la possibilità che queste due morti, madre e nascituro, siano in realtà legate a condotte di vita fuori dal contesto legale sono da non scartarsi, anche se niente può giustificare la sua crudele uccisione. Rimane agli inquirenti il compito di fare luce e stabilire la responsabilità degli accadimenti – conclude Marziale – a noi il compito, invece, di stigmatizzare e indignarci affinché la repressione di femminicidio e infanticidio costituisca momento prioritario per il legislatore ed elimini attenuanti, che portano tanti assassini a cavarsela con poco”.

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