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Sindaco di Maierà e figlio in manette, Bruni: “responsabile come imprenditore”

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Sindaco di Maierà e figlio in manette, Bruni: “responsabile come imprenditore”

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Il sindaco di Maierà piccolo comune dell’alto Tirreno cosentino, Giacomo De Marco è coinvolto nell’operazione in qualità di imprenditore e non di amministratore

 

SCALEA (CS) – Giacomo De Marco, insieme al figlio Luigi, è stato arrestato questa mattina dai finanzieri della Tenenza di Scalea, per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. L’inchiesta denominata “Affari in famiglia“, coordinata dalla Procura di Paola, ha portato anche al sequestro di beni per 1,5 milioni di euro ed ha riguardato l’attività di due società, una riconducibile al sindaco e l’altra al figlio, che hanno ottenuto appalti pubblici per alcuni milioni di euro.

In conferenza stampa alla Procura di Paola, per illustrare i dettagli degli arresti, il comandante provinciale della Guardia di finanza di Cosenza Marco Grazioli ha spiegato che l’indagine, come in tanti altri casi “è partita da un’analisi dei fallimenti, società che falliscono lasciando rilevantissimi debiti soprattutto con i fornitori e con l’Erario e che vengono non pagati un danno perimprenditori ed Erario. Siamo partiti da riscontri documentali – spiega il comandante delle Fiamme Gialle di Cosenza – acquisendo la contabilità o comunque quello che ne rimane perchè in molti casi viene occultata o sottratta. Fatte analisi delle poste di bilancio e si verifica il più delle volte che l’attivo dello stato patrimoniale cioè i beni sono stati ceduti a terzi prima del fallimento. Si vede poi dove sono finiti e quanto sono stati pagati e da qui si accerta la bancarotta fraudolenta. In tal caso, la società di costruzioni operava nel settore degli appalti pubblici in provincia di Cosenza prevalentemente“.

Il procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni ha sottolineato invece, che il sindaco De Marco “è responsabile di fatti che riguardano l’aspetto imprenditoriale e non quello amministrativo e non c’è alcuna contestazione con riferimento alla irregolarità o illiceità degli appalti”.

“Tutto riguarda l’azienda – ha spiegato Bruni – e quindi l’attività imprenditoriale non amministrativa del sindaco. Le somme distratte siamo nell’ordine del milione di euro ma siamo in fase di ricostruzione analitica. Si sottraevano beni che non sonostati rinvenuti e l’affitto di un ramo di azienda strumentale a sottrarre risorse ai creditori. L’indagine è partita da un’attività che l’ufficio di Procura svolge per verificare la regolarità di appalti pubblici. Indubbiamente l’imprenditore che onora i debiti nei confronti dell’erario si trova in una situazione per effetto della quale ha dei costi maggiori. Se l’imprenditore non adempie agli obblighi nei confronti dello Stato, le regole del mercato vengono falsate e la concorrenza subisce un danno enorme”.

https://www.quicosenza.it/news/6528

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