Cosenza
“Cavallo di ritorno”, vittime trincerate dietro il silenzio
Conferenza stampa sull’operazione che ha portato all’arresto di 18 persone “organizzazione – impresa” del villaggio Rom di via degli Stadi. 52 i furti accertati per un giro di affari di quasi due milioni di euro l’anno
COSENZA – Conferenza stampa per illustrare le fasi più importanti di una indagine iniziata ad ottobre 2017 e conclusasi in queste ore con l’arresto di 18 persone di cui due minorenni. Presenti il Procuratore capo della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo, l’aggiunto Marisa Manzini, il sostituto procuratore Antonio Tridico, titolare dell’inchiesta, il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Piero Sutera, il comandante della compagnia di Rende, il capitano Maieli, il comandante del Nucleo investigativo, Norm, il tenente Giovanni De Tommaso.
«Questa è una indagine che nasce da un fatto storico. Cosenza e il suo hinterland sono caratterizzati storicamente da un elevatissimo furto di autovetture, la maggior parte con caratteristiche particolari – apre la conferenza stampa il procuratore capo Spagnuolo-. Specie a Rende ci sono delle situazioni tali per cui la gente non compra più le Fiat 500 perché vengono sistematicamente rubate. Parliamo di 10 – 15 – 20 autovetture al giorno con un target particolare. Quale è stata l’intelligenza degli investigatori: quella di fare un ragionamento sui grandi numeri: tante autovetture rubate e un insieme non trascurabile di autovetture rinvenute e restituite ai legittimi proprietari. Quindi si è stabilito di capire come avvenivano i contatti tra l’autore del furto e successiva estorsione con la parte offesa; si sono ricostruiti i canali, tutte le trattative fino ad arrivare alla restituzione del veicolo. C’è chi pagava e chi non pagava. Questi ultimi non rivedevano più il veicolo perché veniva smontato e immesso nel mercato clandestino. Questa era una cosa che era a conoscenza di tutti, soltanto che questa volta è stato bravo il magistrato e i carabinieri che lo hanno supportato, a ricostruire ogni episodio.
VITTIME TRINCERATE DIETRO IL SILENZIO
Le parti offese hanno collaborato a fronte della evidenza. Non tutti hanno collaborato c’è chi si è trincerato nel silenzio del diniego e per questo oggi è inquisito per il reato di favoreggiamento. E’ una indagine importante, come numeri la più importante che si fa nel distretto sul fenomeno dei cavalli di ritorno, non posso che ringraziare per l’impegno la solerzia per l’intelligenza l’Arma dei carabinieri che ci è stata vicina.
Nelle parti in cui l’ordinanza non ci ha dato ragione abbiamo già avanzato ricorso. Noi crediamo molto in questa indagine e nel lavoro che è stato fatto. E’ una indagine pilota nel senso che questo modo di lavorare verrà applicato anche in futuro per fenomeni similari.
DUE MINORI COINVOLTI
C’è molta sinergia tra la Procura di Cosenza e la Procura dei minorenni perchè c’è un tasso molto alto di minorenni che delinquono a Cosenza non solo per questo tipo di reato ma soprattutto per reati commessi all’uso di sostanza stupefacenti per cui vi è una sinergia che si tradotta con un protocollo di lavoro comune che è stato fatto proprio dalla Procura Generale per tutte le Procure. Questo è un dato allarmante perché significa che è presente proprio in questo circondario forme di devianze giovanili che non vanno assolutamente sottovalutate e quindi questo è un fatto su cui rimarcare l’attenzione che è tipico delle società moderne e Cosenza è la più moderna delle città della Calabria

Da sinistra l’aggiunto Manzini e il procuratore capo Spagnuolo
UN GIRO DI AFFARI ANNUO DI OLTRE UN MILIONE DI EURO
«Dall’attività investigativa nel territorio di Cosenza i furti che quotidianamente vengono perpetrati si aggirano intorno a dieci veicoli al giorno – spiega l’aggiunto Manzini-. Considerando che per questi veicoli che vengono ritrovati dietro pagamento a seguito di questa estorsione che viene perpetrata dal gruppo Roma di via degli Stadi, la somma pagata dai cittadini da un minimo di 300 euro ad un massimo di 1500 per le vetture più costose. Se facciamo un calcolo vedrete come il fenomeno è rilevante. Il giro di affari è enorme. Per essere acuti e parlare di 8 mezzi al giorno oggetto di furto abbiamo che quotidianamente per riottenere i veicoli, in media la gente paga seicento euro per veicolo al giorno pari a 4800 euro al giorno, che moltiplicato per 30 giorni significa 144 mila euro al mese, in un anno porta 1.728,00 mila euro: quindi una impresa che ha portato all’attività investigativa a ritenere che ci sia una organizzazione.
C’è un coinvolgimento di minori anche in questa attività che dà l’idea di una organizzazione quasi impresa con una attività anche proficua e con un giro di affari di tutto rispetto. Il fenomeno tocca tutti i cittadini che si vedono spogliati del mezzo di trasporto fondamentale per tutti e che poi vedono arrabattarsi per cercare di trovare la soluzione. Ma perché arrabattarsi? Perché non collaborano?»

Da sinistra il tenente De Tommaso e il sostituto procuratore Tridico
LA FIDUCIA DEI CITTADINI NELLE ISTITUZIONI
«Il numero dei veicoli interessati è rilevante. Un ulteriore plauso e ringraziamento ai pochi uomini che hanno lavorato a questa indagine con numerose difficoltà perché avere sotto controllo cabine, telefoni, pedinamenti sentire le persone offese – interviene il sostituto procuratore Tridico -.
Questa indagine è una delle più grosse per quanto riguarda il cavallo di ritorno e soprattutto dovrebbe riportare alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Abbiamo più volte visto che in queste indagini i cittadini molte volte non effettuavano neanche la denuncia. Eravamo noi che andavamo a stimolarli per fare la denuncia ed ottenere giustizia. Con questa operazione abbiamo dato un bel colpo al quartiere completamente controllato e utilizzato come base per la perpetrazione delle attività criminali che era quella di via degli Stadi. Chiunque si recasse al villaggio Roma poteva rivolgersi a qualsiasi soggetto per avere la restituzione dell’auto.

Da sinistra il colonnello Sutera e il capitano Maieli
LUCRARE SULLA PELLE DELLA POVERA GENTE
Il Colonnello Sutera dopo avere ringraziato la Procura di Cosenza “Onorati delle fiducia accordata dalla Procura e non è l’ultima attività che porteremo in porto” si sofferma sull’indagine definendo il reato “odioso”: «Quello che in gergo viene definito Cavallo di ritorno è sostanzialmente Lucrare sulla pelle della povera gente per tenere in scacco poveri cittadini su beni che sono ritenuti essenziali. Per spiegare questo dato partirei da una intercettazione che riguarda una signora anziana che sentiamo colloquiare in una trattativa che definirei toccante con gli indagati di via degli Stadi e la trattativa riguarda il furto di una panda. Viene chiesto alla signora 500 euro e la signora risponde cercando di mettere in campo tutte le proprie ragioni “io vivo di 400 euro mensili quella macchina per me è tutto non posso darvi 500 euro”.
Gli interlocutori odierni indagati arrestati non hanno inteso fare un passo indietro. La trattativa si è conclusa con il mancato pagamento della somma senza la restituzione della macchina. Partendo da questo dato possiamo trovare la regola comune, quella del modus operandi consolidato in quel quartiere che sembra quasi essere al di furi della legge. Furti su tutto il territorio: Montalto Uffugo, Rende Cosenza e hinterland, con numeri veramente sostenuti.
A quel punto scatta il meccanismo consolidato: Si cerca l’interlocutore proprietario del mezzo e si avvia una trattativa a volte estenuante perché si sviluppa in più tappe, in più chiamate. La trattativa diventa viso a viso. Da lì a poco ci saranno un certo numero di soggetti che decideranno di pagare ed avranno indietro la macchina immediatamente e un altro tot di soggetti che non pagherà e non cede e non vedranno mai più il proprio mezzo che verrà cannibalizzato e distrutto o recuperando pezzi da immettere sul mercato in nero andando a lucrare su quelle somme già particolarmente elevate che vanno oltre il volume di affari superiore al milione di euro.
La valenza di questa operazione è sicuramente è aver fatto un intervento forte in una zona del territorio urbano di Cosenza che non può e non deve essere considerata una zona franca; un enclave dove non esiste la legge. Non possono esistere zone del circuito cittadino che sfuggano al controllo dello Stato. E ben delineato nell’ordinanza del Gip questa particolarità del territorio urbano là dove dice che in quel villaggio esistono le basi operative e logistiche di soggetti dediti ad ogni genere di traffico delittuoso. Questo non può essere tollerato e il messaggio che oggi mandiamo è chiaro, concreto e preciso.
52 FURTI ACCERTATI
«La metodicità riscontrata nel corso dell’attività era ormai ben consolidata – spiega il capitano Maieli-. Abbiamo accertato ben 52 furti di auto; accertati dal furto alla richiesta estorsiva, al pagamento alla restituzione del veicolo. Ma è un fenomeno così radicato e oleato come meccanismo che molte persone non venivano nemmeno a denunciare il furto della vettura e purtroppo eravamo noi a cercare le vittime. Un dato importante da sottolineare è che Delle vittime escusse quasi 50 persone gran parte di loro hanno collaborato. Ci auguriamo che l’attività odierna possa essere da sprono per chi negli ultimi mesi ha subito furti di autovetture e venire in caserma e collaborare con noi.
Una parte di loro nonostante tutto e messe spalle a muro e con elementi concreti che avevamo sul furto subito e sulle estorsioni purtroppo non hanno ceduto ed hanno preferito finire denunciati per reato di favoreggiamento piuttosto che confessare quanto accaduto».
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