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Morte sospetta all’Annunziata: scrive la madre della neonata deceduta dopo due giorni di vita

Cosenza

Morte sospetta all’Annunziata: scrive la madre della neonata deceduta dopo due giorni di vita

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In merito alle dichiarazioni rese dal Collegio di Direzione dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza di cui all’articolo del 26 settembre 2018 nonché alle dichiarazioni rese dal Sig. Direttore dell’U.O. di Neonatologia dell’Ospedale di Cosenza Dott. Gianfranco Scarpelli riceviamo ed ospitiamo una nota dalla famiglia ed in particolare dalla mamma della bambina morta per una grave infezione ospedaliera  in replica a quanto pubblicato.

 

COSENZA – “ Le ipotesi dichiarate di ….un intensificarsi dell’attacco mediatico contro l’Ospedale, da parte di persone che, comunque, di questo Ospedale  hanno usufruito anche con esiti positivi… non trovano il dovuto riscontro fattuale e documentale né si comprende – di fronte al decesso di una neonata – una strumentalizzazione così violenta dei vertici aziendali volta a travisare accadimenti agevolmente evincibili dalla documentazione clinica relativa al caso, fidefacenti fino a querela di falso.

Prima di intimorire una madre – che da poco ha perduto per cause a lei non riconducibili la propria bambina – minacciando di “…dare incarico ai propri legali (che casualmente sono sempre esterni anche se l’Azienda Ospedaliera è regolarmente munita di ufficio legale) di procedere per provocato allarme…” abbiamo consultato nuovamente le cartelle cliniche anche mediante l’aiuto di uno specialista in materia e sinceramente non trova conferma il dichiarato del Collegio di Direzione e del Direttore U.O. Dott. Scarpelli secondo il quale  ….quando si assiste invece, ad una manipolazione degli eventi, per interessi di vario tipo, ci si indigna e per onestà dei fatti è necessario, con puntuale metodicità, smentire quanto artatamente  viene pubblicato….il piccolo era affetto da un infezione contratta in utero, essendosi manifestata nelle prime ore di vita, in  maniera così grave, da richiedere un trasferimento urgentissimo….., sin dal ricovero la bambina ha presentato un quadro di tipo settico con Indici di Infezione positivi già all’ingresso che indicavano la presenza di una grave infezione perinatale ed inoltre  veniva riferito che anche la mamma aveva avuto segni di infezione con comparsa di febbre durata più giorni dopo il parto…”.

In verità occorre precisare che i documenti raccolti non confermano quanto forse troppo frettolosamente dichiarato dai due organi apicali dell’Ospedale (circostanze queste, a questo punto, necessariamente da verificare in via giudiziaria per ogni tutela di legge) – che, invece di tentare di comprendere il dramma subito, rilanciano con ricostruzioni non rispondenti al vero perché smentite dalla documentazione da loro stessi rilasciata.

Ed infatti dalla cartella clinica della madre non risulta alcuna infezione essendo i tamponi totalmente negativi, nè risulta alcuno stato settico all’ingresso della bambina presso l’ospedale di Cosenza ma solo dopo il suo ingresso, anzi l’emocoltura effettuata e rilasciata (a meno che il referto non contenga una refertazione falsa) risultava essere negativa, come – del resto – tutti i tamponi eseguiti sia sulla madre e sia sulla neonata.

Nessuno dei medici di Castrovillari e Cosenza ha mai parlato alla madre di una infezione da lei trasmessa alla propria bambina, sebbene l’operato dei neonatologi – sia sotto un aspetto scientifico che morale – sia stato ineccepibile, anzi quasi confidenziale e molto psicologicamente adatto soprattutto nel momento della comunicazione della morte.

Non c’è traccia di febbre nella madre né di alcuna infezione rilevata, ancor di più se si considera che, chi è stata ricoverata a Cosenza, è stata la bambina e non la madre.

A meno che le cartelle cliniche non siano state falsificate, i dati riferiti e pubblicati in replica non possono essere confermati perché smentiti da tutta la documentazione ufficiale.

La bambina è stata trasferita da Castrovillari a Cosenza per un problema respiratorio e non per una infezione.

Accusare ed intimorire una mamma di aver trasmesso una infezione così grave come lo staffilococco aureo alla propria bambina, in un caso come questo, equivale ad accusarla di averla uccisa, a costo di non voler ammettere – anche se certificato – che il decesso è avvenuto per una gravissima infezione ospedaliera, senza considerare il fatto che a Cosenza la bambina è stata molto ben trattata, ma con applicazione di catetere venoso centrale che comporta – come già rilevato dello stesso Comitato per le Infezioni Ospedaliere della stessa Azienda Ospedaliera  vedi Delibera n. 257 del 13.06 2017– l’aumento di questo tipo di infezione ospedaliera fino al 30%, e della mortalità per questo specifico batterio nosocomiale del 45% , che – molto sinceramente – come percentuali lasciano riflettere circa l’incidenza sui livelli soglia.

Tutto ciò appare ancora più mortificante per una mamma – senza con questo voler strumentalizzare nulla né svuotare di contenuto il pregevole operato dei medici ed infermieri della neonatologia che, però, dovrebbero mantenere la qualità umana e scientifica dimostrata  – dover temere una ipotetrica azione giudiziaria minacciata dal “Collegio di Direzione” , in un momento poco adatto della vita di due genitori colpevoli  soltanto di aver perso una bambina a 68 ore dal parto per una infezione ospedaliera.

Per quanto attiene la presenza del pipistrello viene confermata anche se nessuno ha mai detto che era in neonatologia, ma certamente teneva compagnia ai genitori della bambina all’interno della sala d’aspetto dell’Ospedale, qualche minuto prima che venisse comunicato il decesso.

Il Collegio di Direzione, o forse proprio il Direttore Generale in persona, avrebbe fatto meglio a inviare un telegramma di condoglianze ai genitori della bambina e non a minacciare azioni giudiziarie per procurato allarme.

Gianrico Carofiglio ha scritto “…scrivere bene, in ogni campo, ha infatti un’attinenza diretta con la qualità del ragionamento e del pensiero. Implica chiarezza di idee da parte di chi scrive e provoca in chi legge una percezione di onestà…”  mentre Calvino replica che…cercare di pensare e d’esprimersi con la massima precisione possibile, proprio di fronte alle cose più complesse, è l’unico atteggiamento onesto e utile…

La famiglia ha già dato incarico al proprio legale di accertare la veridicità delle dichiarazioni pubblicate.

 

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