Cosenza
Procure, funzionari e politici ‘infedeli’ nel mirino dell’Antimafia
Dalla cocaina agli appalti. La ‘ndrangheta spiegata dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho. “Uomini politici formati dalle cosche e grandi ingegneri trattati come servi. Non esiste sindaco in Calabria che non sia stato condizionato o comprato dalle cosche”
CASAL DI PRINCIPE (CA) – Sono circa 400 i ‘locali’ di ‘ndrangheta attivi in tutto il mondo. Solo nella bassa Lombardia, nell’hinterland milanese, sono 42, in Canada 50. Gruppi criminali che condizionano l’economia e la politica del territorio. A spiegarne le dinamiche interne è stato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho il 15 settembre durante
la Summer School organizzata a Casal di Principe dall’UCSI Caserta nella lectio magistralis ‘Cinque anni contro la ‘ndrangheta’. “Nessuno – ha affermato De Raho – si può ritenere estraneo al progetto di cambiamento e di moralizzazione dei territori in cui sono presenti le mafie”. L’attuale Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero De Raho ha diretto per 5 anni la Procura di Reggio Calabria e ha un’immagine chiara di come la ‘ndrangheta controlli economia e politica.
“La Calabria è un territorio condizionato e intimidito. Nelle prime riunioni del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza a Reggio Calabria – ha raccontato il Procuratore Nazionale Antimafia – alla presenza, come di consueto, del Prefetto, del Questore, del Comandante della Guardia di Finanza, del Comandante dell’Arma dei Carabinieri si parlava ad ogni incontro di incendi di autovetture. La giustificazioni che venivano addotte a tali episodi riguardavano fatti ‘passionali’ di gelosie, di tradimenti, di amanti. Alla terza auto in fiamme intervenni e dissi che quello era un territorio di ‘ndrangheta e che quella era la prima pista da investigare in casi del genere. Non sentì più parlare di ‘fatti di corna’.
LA ‘DEMOCRAZIA’ DELLA ‘NDRANGHETA
“La ‘ndrangheta è forte – ha spiegato De Raho nella sua lectio magistralis – perché si basa sull’omertà. Il silenzio è l’arma più potente di cui dispongono le mafie condizionando e isolando le persone. La ‘ndrangheta ha dei propri esponenti politici che ha formato essa stessa. Viene composta infatti da una sezione militare, una economico-finanziaria e una, appunto, politica. E’ formata da tante cosche con un organismo di vertice unitario che viene annualmente rinnovato con gli esponenti delle cosche storiche (De Stefano e Piromalli con le ‘famiglie satellite’ Bellocco,
Pelle, Mancuso, Arena, Grande Aracri, Muto, Farao-Marincola ndr) in maniera ‘democratica’ avvalendosi anche del ‘voto’ dei locali che si trovano in Lombardia, in Germania o in Canada. I capi dei locali però non possono conoscere tutti i soggetti che compongono i vertici perché nel caso in cui dovessero collaborare con la giustizia esporrebbero al rischio d’arresto l’intero organismo”.
LA COCAINA
“Le cosche hanno delle articolazioni a livello mondiale. In Colombia – ha dichiarato De Raho – ci sono ‘ndranghetisti che svolgono il ruolo di broker internazionali per la cocaina e la vendono in tutto il pianeta. Abitano in Sudamerica da anni nei territori in cui la cocaina viene prodotta, trattata e venduta. Quella che sarà distribuita negli Stati Uniti passa per il Messico, quella per l’Europa passa per i porti di Gioia Tauro, Genova, Rotterdam, Anversa, Livorno o Amsterdam. Ovunque hanno dei lavoratori nei porti pronti a prendere il carico portarlo ai referenti della ‘ndrangheta così che sia immesso sul mercato”.
LE INFILTRAZIONI NELL’ECONOMIA
“Questa grossa impresa criminale che guadagna miliardi di euro l’anno è talmente ricca – chiarisce il Procuratore Nazionale Antimafia – da poter investire denaro in qualsiasi attività. E’ capace grazie alla borghesia della ‘ndrangheta fatta di uomini ben vestiti, preparati e con un’ottima dialettica di appropriarsi in pochi mesi di società sull’orlo del tracollo finanziario e di farle crescere e diventare società per azioni. Ascoltando delle intercettazioni un ingegnere che amministrava una di queste tante aziende mi colpì molto. Era colto e professionale, ma quando veniva contattato dai clan era trattato come uno schiavo, mentre sul mercato era capace di entrare in grandi appalti come quello dell’Expo di Milano.
Alcuni uomini, operando con modalità violente, nello stesso giorno erano capaci di incontrare l’ingegnere del grande appalto e subito dopo trattare affari milionari con chi gestiva il traffico di
stupefacenti nelle piazze di Milano, concordare il riciclaggio di autovetture e poi partire l’Olanda a stabilire accordi con società che si occupano dell’import/export di fiori. Tutte attività gestite con l’uso minacce ‘velate’ e non. Il sovvertimento delle norme di mercato è totale soprattutto per l’uso di fatture false di grandi importi con società fittizie ad esempio create in Romania ed estinte in Gran Bretagna per alzare barriere e non rendere l’illecito business ricostruibile”.
LE INFILTRAZIONI NELLA POLITICA
“Abbiamo compreso a Reggio Calabria con le indagini dell’operazione Gotha che gli uomini dei clan (avvocati, commercialisti, professionisti) venivano scelti e proiettati nella carriera politica perché dovevano diventare consiglieri comunali, consiglieri regionali, parlamentari in base al successo ottenuto. Non esiste un sindaco in Calabria – tuona Federico Cafiero De Rao – che non sia o condizionato o comprato dalla ‘ndrangheta. Un caso emblematico in cui mi sono imbattuto è quello di un sindaco che conosceva sin dall’infanzia il boss locale. Ripetutamente avvicinato con richieste di assunzioni di personale o affidamenti di appalti si era sempre rifiutato di sottostare alla cosca. Per ‘rispetto’ dell’amicizia il clan non fece atti intimidatori contro la sua persona, ma minacciò le imprese vincitrici dei bandi costringendole a cedere i lavori alla propria azienda. Ottenne così lo stesso risultato.
Nel caso di Rizziconi invece ai secchi ‘No’ del sindaco, la cosca Crea reagì imponendo al 50% dei consiglieri comunali di dimettersi così da far cadere l’amministrazione in carica. Uno scioglimento del Comune per volontà della ‘ndrangheta”. Episodio a cui non è nuovo il Comune di Casal di Principe in cui con la stessa dinamica negli anni Novanta, quando Federico Cafiero De Raho indagava sul clan dei casalesi fu commissariato il municipio guidato dall’attuale sindaco Renato Natale. Nei prossimi giorni, come annunciato nel corso dell’incontro dallo stesso primo cittadino di Casal di Principe, al Procuratore Nazionale Antimafia verrà conferita la cittadinanza onoraria insieme al predecessore Franco Roberti e all’ex capo della Squadra Mobile di Casera Alessandro Tocco. “Così – ha affermato provocatoriamente Renato Natale – nessuno potrà più dire che tutti i casalesi sono camorristi”.
IL CONSENSO SOCIALE
“Le cosche storiche – dichiara amareggiato il Procuratore Nazionale Antimafia – portano avanti progetti importanti per il territorio. Sono gli stessi boss che investono e attraverso i loro uomini riescono a coinvolgere anche le persone oneste che hanno bisogno di lavorare o anche solo di aprire un negozio in un centro commerciale. E’ grazie a questi soggetti che facilitandoli si accaparrano delle fette di economia che si permette ai clan di costruire il consenso sociale. Un accordo che fornisce alla ‘ndrangheta la possibilità di non apparire come un nemico, ma come un ‘benefattore’ che purtroppo dà ad alcuni e toglie a tutti gli altri. Come un despota che ha tolto la libertà senza concorrenza, in assenza di regole. Negli appalti si costituiscono veri e propri cartelli di 60/70 imprese che a rotazione lavorano dando quello che spetta alla ‘ndrangheta. Tutti quelli che non sono nel cartello, restano fuori a braccia conserte. Questo è uno dei motivi per cui tanti
calabresi emigrano. Qualcosa però sta cambiando. Ci sono imprenditori che, ormai esasperati, vanno in Procura a denunciare le estorsioni subite per decenni. E noi li tuteliamo”.
GLI ‘INFEDELI’
“Nel Casertano abbiamo arrestato centinaia di operatori appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, sostituti procuratori per associazione mafiosa. Alcuni – spiega Federico Cafiero De Raho – sono stati anche condannati. In Calabria la situazione non è diversa. Anzi. L’opera di pulizia, però, non è immediata. Il caso di Crotone è emerso, ma la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro sta indagando sull’intero territorio di sua competenza. Il Procuratore che si occupa dei magistrati sta conducendo un lavoro che porterà a purificare gli ambienti giudiziari. Lo Stato è formato dalle persone che operano per lo Stato, non è un’entità astratta. I magistrati che operano nella Dda di Catanzaro sono molto bravi e chiunque voglia contribuire al cambiamento può rivolgersi direttamente a loro. Sono preparati, affidabili e certamente a breve ci saranno risultati. Il territorio può avere fiducia. Cosenza non è più ‘pulita’ degli altri territori. Anche nella città dei bruzi ci sono clan influenti, la difficoltà è di avere un territorio troppo vasto da gestire, ma l’ufficio si sta concentrando soprattutto sui Comuni più popolosi dove vi sono presenze pericolose di organizzazioni criminali. I risultati li vedremo presto, non siamo molto lontani dal raggiungerli”.
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