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Superstite si salva dalla furia del Raganello aggrappandosi alle rocce

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Superstite si salva dalla furia del Raganello aggrappandosi alle rocce

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“Non dimenticherò mai quei momenti di terrore, vivo solo per istintio di sopravvivenza”

 

CIVITA (CS) – “Davanti a quel muro d’acqua che in un attimo mi ha quasi sovrastato, ho avuto una sola reazione: aggrapparmi alle rocce con tutta la disperazione possibile. E’ stata la mia salvezza”. Trent’anni, libero professionista, alla prima escursione nelle gole del Raganello, Giorgio ha ancora i segni, graffi e contusioni su tutto il corpo, della disavventura patita ieri pomeriggio nella zona sottostante il ponte del Diavolo, proprio là dove in un attimo si è scatenato l’inferno. “Quell’onda – dice Giorgio – che è montata in pochi istanti fino a raggiungere il metro e mezzo di altezza, non la potrò dimenticare mai più. In quel momento, ed è stata forse la mia fortuna, non ho pensato ad altro che aggrapparmi con tutte le mie forze alle rocce degli scogli. Sarà stato quello che si chiama istinto di sopravvivenza“. Tutt’intorno scene di disperazione e di angoscia con bambini in cerca dei genitori, giovani e anziani a caccia di notizie di un qualche loro caro.

 

“Sono stati – prosegue, scandendo le parole quasi a voler dare loro il peso di una tragedia che ha spazzato via affetti e legami – attimi terribili che sono sembrati interminabili. Mi ritengo un privilegiato. Questa storia io la posso raccontare, per alcune delle persone che erano con me e che sono state travolte dalla furia delle acque non è la stessa cosa”. Poco distante, davanti al palazzo comunale che brulica di persone, c’è Angela, una signora di mezza età, cosentina, arrivata a Civita, con il marito, il figlio e un cane, nella mattinata di ieri. E dopo avere preso alloggio in uno dei tanti b&b che si trovano in paese aveva deciso di fare una puntatina proprio lì, nelle gole del Raganello. Lei, nella zona del disastro, c’era stata appena un’ora prima della piena assassina. “Non pioveva e non c’era alcuna avvisaglia, anche a sentire le persone che ho incontrato sulla strada del ritorno, su un qualche possibile pericolo. E invece dopo qualche ora ho appreso di quanto accaduto – spiega Angela accanto ad una tazza di caffè fumante – solo quando sono tornata nel b&b dove sto soggiornando. E quando mi hanno riferito delle tante vittime mi si è gelato il sangue nelle vene. Potevo esserci anch’io, con la mia famiglia, tra quei dieci che hanno perso la vita in questo modo tanto ingiusto e, per molti versi, anche incomprensibile. Una vera tragedia”.

 

 

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