Calabria
Medici aggrediti, un problema “atavico” diventato routine
Le aggressioni negli ospedali, in particolare al Pronto soccorso, sono sempre esistite. Una volta c’era la polizia di Stato presente h24. Oggi grazie ai “tagli dello Stato”, i medici e gli infermieri si difendono da soli, ma ogni tanto le buscano seriamente
E’ abbastanza “strana” alla ribalta delle cronache nazionali la notizia di un medico malmenato, come se fosse un fatto raro. Dispiace scriverlo, ma il fatto “gravissimo” delle aggressioni che subiscono i medici è quasi di routine, e pochi ne scrivono e parlano solo nel momento in cui l’aggressione si lega a fatti cruenti. La realtà è ben diversa e ci dispiace che a portarla agli onori della cronaca sia stato Francesco Bossio, il medico chirurgo anestesista dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Crotone a cui auguriamo una pronta guarigione. Le aggressioni sono legate a vari fattori che non elenchiamo per non toccare la sensibilità di qualcuno. Ma bisogna focalizzare alcuni punti importantissimi, primo tra tutti il pronto soccorso, il servizio sanitario preso maggiormente di mira. Parlando della Calabria e, in particolare di Cosenza, l’utenza che si registra in entrata è triplicata, in particolar modo negli ultimi anni, dal momento in cui i presidi centrali sono divenuti hub con tagli consistenti nel resto delle strutture sanitarie nelle province.
Ogni persona che in quel momento è affetta da un disturbo o una patologia e “staziona” in Ps, non comprende che possono esserci in corso codici rossi che, sommata alla carenza di personale, il quale quotidianamente deve far fronte alle richieste di soccorso, causano un aumento del tempo di attesa. Tutto questo genera continue aggressioni. Il pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza, per esempio, è sempre stato negli anni “vittima” di questo genere di fatti, anche quando ancora l’unità e le attrezzature non erano state trasferite nella struttura nuova. Sia il giorno che la notte i medici e gli infermieri erano a combattere tra “il salvare la propria vita” e quella degli altri. Si partiva dagli insulti terribili per passare alle minacce di morte, agli inviti ad uscire fuori e “a risolvere la questione a quattro occhi”, finendo alle botte vere, alle spintonate, agli schiaffi, ai pugni.
Il poliziotto in quiescenza per aver preso un pugno durante un’aggressione in Ps
Vogliamo ricordare che un poliziotto in servizio al posto fisso dell’Annunziata di Cosenza, per aver cercato di riportare ordine all’interno del pronto soccorso proprio in un momento di tensione, ha ricevuto un pugno che, per quanto inizialmente sembrava fosse di poco conto, alcuni mesi dopo lo ha “trasferito” urgentemente in sala operatoria perchè in pericolo di vita. Il poliziotto all’età di 50 anni o poco più è stato messo in quiescenza per i danni riportati che lo hanno reso incapace di continuare a svolgere il lavoro nella polizia di Stato. Questo è solo uno dei tanti episodi a cui i medici e gli infermieri dell’Annunziata di Cosenza, e anche di altri nosocomi della provincia e della Calabria, sono costretti a vivere giornalmente. Purtroppo anche questi fatti gravi sono diventati routine a cui far fronte (oltre a pensare a salvare la vita di chi varca la porta del Ps).
Posti fissi chiusi o in servizio a metà negli ospedali
Vorremmo portare all’attenzione dei politici che hanno intenzione di agire per tutelare la categoria, che i grandi ospedali sarebbero dotati del così detto posto fisso, ossia un ufficio che assicura la presenza della polizia di Stato. In realtà non è più così, perchè la carenza di personale tra le file delle forze dell’ordine, in alcune strutture sanitarie, ha portato alla decisione di chiudere gli uffici e in altre, come ad esempio il nosocomio bruzio, di lasciare aperto l’ufficio solo di giorno rimanendo chiuso la notte. Questo in virtù del fatto che al servizio in ospedale dovrebbe sopperire la presenza delle volanti. Di fatto la carenza di personale esiste un po’ in tutti i ruoli della polizia di Stato, per cui è quasi impossibile che gli agenti delle volanti possano in pochi attimi giungere al Pronto soccorso ed evitare che i sanitari vengano malmenati, in special modo se impegnati in altri interventi.
La vigilanza è sempre ridotta
C’è anche il discorso della vigilanza. L’ospedale di Cosenza è dotato di servizio di vigilanza che, in ogni caso, sempre con personale ridotto non può far fronte a situazioni in cui necessita la presenza delle forze dell’ordine. Quindi, ai politici, l’appello che si lancia è quello di portare all’esame del prossimo Consiglio dei ministri un’analisi corretta dei bisogni e delle vere azioni che necessitano perchè i sanitari non vivano con il costante terrore di un’aggressione e che si rafforzi il meccanismo di tutela dalla base, partendo da una seria presenza delle forze dell’ordine. Prima di giungere all’inasprimento delle sanzioni penali, si deve operare una buona prevenzione che porti alla sicurezza. Giungere ala sanzione penale significa il fallimento della prevenzione.
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