Ad accusarlo era stato Francesco Oliverio collaboratore di giustizia di San Giovanni in Fiore che ha portato alla luce una serie di legami tra cosche ed ex corpo Forestale dello Stato
CATANZARO – Le accuse dell’ex boss di Belvedere Spinello Francesco Oliverio non bastano. Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, nel riconfermare la custodia cautelare in carcere per il maresciallo Carmine Greco ha derubricato il reato di associazione mafiosa in concorso esterno in associazione mafiosa. Un’accusa grave formulata dai magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha portato in manette il militare a seguito di indagini tese a far luce sui legami tra imprenditori legati alle cosche e funzionari dell’ex corpo Forestale dello Stato. A coinvolgere nell’inchiesta anche Carmine Greco erano state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Oliverio in merito allo sfruttamento dei boschi di sua competenza. Secondo l’ex ‘capo’ di Belvedere Spinello il maresciallo riceveva, sistematicamente, dalla criminalità organizzata del denaro per favorire e coprire le attività illecite sul territorio grazie all’intercessione dell’impresa dei fratelli Spadafora di San Giovanni in Fiore. La difesa di Greco rappresentata dagli avvocati Franco Sammarco e Antonio Quintieri è riuscita a far riqualificare la pesante accusa di associazione mafiosa in concorso esterno in associazione mafiosa nel sodalizio in cui appare anche il boss crotonese Nicolino Grande Aracri. Un risultato che però non è bastato ad allontanare dal penitenziario in cui è recluso l’ex maresciallo che, in attesa del verdetto della Cassazione sulla congruità della misura cautelare, resta ancora dietro le sbarre.
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