Cosenza
Vigile urbano muore d’infarto: si sospetta un caso di malasanità
Muore d’infarto, almeno così sembra, durante la notte a casa. A fare la scoperta è proprio la moglie che non vedendolo in piedi pensa di svegliarlo, altrimenti arriverà tardi al lavoro. Ma il suo cuore ha cessato di battere. Lo stesso cuore che, secondo i sanitari, non presentava anomalie

L’avvocato penalista Massimiliano Coppa
COSENZA – E’ andato via improvvisamente, lasciando tutti sgomenti. Il suo cuore non ha retto. Non stava bene l’agente della polizia municipale e più volte si era recato in ospedale. Ma nulla, per i sanitari non c’era niente di preoccupante. Poi l’improvvisa morte e il dolore della moglie e dei familiari che non lascia spazio ai pensieri. Ma con l’andare del tempo, quei momenti sono come un macigno per i familiari che non trovano pace. E se la diagnosi fosse stata errata? Nel dubbio che possa essere un caso di malasanità, la moglie si affida al legale di famiglia, l’avvocato Massimiliano Coppa perchè faccia delle indagini investigative più approfondite.
L’improvvisa scomparsa del giovane e stimato sottufficiale della Polizia Municipale del Comune di Cosenza – avvenuta alla fine di gennaio di quest’anno all’età di 49 anni, lasciando una moglie ed una figlia di due anni – poteva essere evitata. Sembra che da parte dei medici ci sia stata imperizia. E’ quanto emerge da un voluminoso dossier medico legale e specialistico firmato dagli esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – Policlinico Gemelli, nominati dall’Avvocato Massimiliano Coppa legale, della Famiglia del Sottufficiale della Polizia Municipale per accertare le cause che repentinamente lo condussero a morte essendo stato dimesso più volte dall’ospedale
Da indiscrezioni confermate in via scientifica, pare che il giovane vigile si fosse recato più volte in ospedale, perché giunto con un battito acceleratissimo (140b/m) e perché vittima di malore cardiaco notturno, da dove – invece – si legge nel dossier, fosse stato dimesso “con varie ed incerte diagnosi e superficiali indagini neurologiche” senza minimamente verificare le condizioni cardiocircolatorie del paziente, anche se più volte evidenziate e riferite ai sanitari dal sottufficiale e dai suoi familiari. Ma fu immediatamente dimesso, sebbene lo stesso avesse evidenziato i pregressi disturbi patologici che, solo da qualche tempo, lo affliggevano.
A seguito di una capillare attività specialistica e difensiva, si è giunti – per il tramite dei consulenti della Famiglia – a conclusioni immaginabili: i consulenti nominati sono estremamente convinti che il giovane vigile poteva e doveva salvarsi, considerati i numerosi accessi e le svariate consulenze effettuate sullo stesso presso un servizio di Pronto Soccorso di uno degli ospedali più grandi del sud. Una risposta secca ma allo stesso tempo devastante per la Famiglia che mai avrebbe voluto sentire quanto accertato dagli Specialisti medico legali e cardiochirurghi del Policlinico Gemelli. Oggi gli accertamenti specialistici consentirebbero di affermare che la tragedia sociale e familiare poteva evitarsi se solo fossero stati applicati correttamente i protocolli previsti dalle buone pratiche medie, volti a scongiurare ogni pericolo di decesso del giovane paziente. A breve verrà depositata presso la procura di Cosenza dal difensore della Famiglia avvocato Massimiliano Coppa una circostanziata istanza di verifica sulle cause della morte dello sfortunato sottufficiale.
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