Nel referendum del 2011, 780 mila elettori calabresi votarono per la gestione pubblica. Si rispetti la volontà popolare. L’Aic, stabilisca un rapporto corretto, collaborativo con le organizzazioni sindacali
COSENZA – «L’estate è alle porte, ma la bella stagione non parte. La nostra più grande risorsa – il mare – è infatti in un generale abbandono. Non se ne cura nessuno come accade, del resto, per il lavoro, la salute, la scuola, le condizioni di vita della gente comune. Per ultima la Regione Calabria ha l’anno scorso approvato la legge che istituisce l’Autorità Idrica Calabrese, ma c’è voluto un anno per insediare il Comitato dei 40 Sindaci preposto alla gestione del Ciclo integrato dell’acqua (acqua potabile più depurazione) che, per cominciare, dovrà deliberare entro il prossimo 29 giugno la forma di gestione ritenuta più opportuna: gestione pubblica, gestione mista pubblico/privata, gestione privata; ed entro i successivi 30 giorni (entro il prossimo 29 luglio) dovrà provvedere all’affidamento del servizio idrico integrato ai sensi dell’art. 149 del bis del D. Lgs. 151/2006» . Il documento è a firma di Umberto Calabrone Segretario Generale Cgil Cosenza
«La discussione su questo punto s’è fatta particolarmente vivace e se ne possono intuire i motivi non sempre nobili né, tanto meno, di natura ideologica. Possono tutti vedere, infatti, la triste realtà degli sprechi, delle incurie, dell’opacità che spingono il settore nella illegalità scaricata, talvolta, sui dipendenti – l’anello debole – piuttosto che sui responsabili effettivi, gestionali e politici. Questi risultati sconfortanti dovrebbero, in primo luogo, far riflettere quei sindaci fautori dell’intervento privato i quali mostrano, o fingono, di non conoscere l’esperienza passata e, ancor meno, l’obbligo morale e politico derivante dal voto di milioni e milioni di cittadini che hanno chiesto servizi sottratti al mercato, efficienti e meno costosi. Basterebbe riflettere sulla vicenda disastrosa della Sorical e sull’enorme dissesto che è stato provocato. Ma il fatto che non si sia finora indagato su quelle responsabilità; che non si siano sanate le sanzioni inflitte dalla Comunità europea e nessuno sia stato chiamato a rispondere del danno prodotto, potrebbe indurre ancora oggi a comportamenti incongruenti ed opposti alle scelte democraticamente espresse dal referendum del 2011, allorché 780 mila elettori calabresi votarono per la gestione pubblica.
Nella crisi dei partiti tradizionali si sono spesso manifestate posizioni non coerenti col Referendum sull’acqua, mentre ora 19 parlamentari del Movimento 5 Stelle, ed il presidente della Regione, Oliverio, hanno chiesto che si rispetti la volontà popolare. Ci dispiace rilevare l’opposto parere di autorevoli esponenti al PD come Oliverio. E ci domandiamo quale sia l’orientamento del PD e dei sindaci di quel partito eletti nell’Assemblea dei 40 Sindaci dell’AIC.
A suo tempo la CGIL ha fatto parte del Comitato promotore del Referendum che malgrado le difficoltà ha dato inizio ad una profonda trasformazione del settore. Invita ora a esercitare un controllo dal basso, democratico, sulle decisioni necessarie anche in Calabria per imprimere una svolta radicale. Essenziale è infatti che i sindaci, non immuni in passato da responsabilità per la crisi prodotta, oggi si battano in prima fila per assicurare una gestione corretta, unitaria, ed una amministrazione rigorosa per servizi più efficienti e moderni a costi più contenuti. Non possono riversarsi sulle famiglie, sui 1.200 addetti ai diversi servizi, sull’intera economia regionale sprechi e sperperi sperimentati in questi anni di cattiva gestione clientelare.
Non s’affidi perciò al privato in cerca del massimo profitto, la gestione pubblica del servizio idrico che appartiene a tutti. Un servizio che non si puó essere frammentato. Acqua potabile e depurazione devono stare insieme. Altre soluzioni rappresenterebbero un pastrocchio fuori da ogni logica tecnica e di buonsenso. Sorga una nuova coscienza del bene comune e delle responsabilità collettive. Pertanto chiediamo al nascente gestore unico, l’AIC, di stabilire un rapporto corretto, collaborativo con le organizzazioni sindacali unici a rappresentare i dipendenti, affrontando le carenze che l’estate rende esplosive, dall’erogazione dell’acqua alla depurazione, quale premessa d’una avveduta programmazione generale; d’una moderna, unitaria, riorganizzazione del lavoro sorretta da una accorta politica tariffaria e da una riscossione e canalizzazione delle risorse sottratta all’arbitrio (con la riscossione diretta della tariffa).
