Inaugurato il ponte costruito sul fiume Crati, con i suoi 130 metri di ampiezza e l’imponente torre di 104 metri. La gaffe dell’archistar Santiago Calatrava “non ci sono state vittime”
“Un pianista che suona sospeso nel vuoto e una serie di spettacolari, apparizioni ‘aeree’ per celebrare la leggerezza e la fantasia”. Così aveva promesso il primo cittadino Occhiuto durante la conferenza stampa romana di presentazione dell’inaugurazione del ponte Caltrava, e così ha mantenuto fede con il taglio del nastro avvenuto in queste ore alla presenza di autorità militari, civili, religiose. Un imponente spiegamento di forze dell’ordine e di Steward per regolare l’affuenza di una moltitudine di gente accorsa per vedere l’opera tanto “chiacchierata” ma pur sempre un’opera di importanza straordinaria per il sud, la Calabria, Cosenza e l’Italia tutta. Un po’ di disordine iniziale, per via della calca delle persone, incuranti di transenne e frecce direzionali, che sostavano per essere i primi, dopo il taglio del nastro, a posizionarsi in prima linea per la grande festa.
Prima del discorso ufficiale l’architetto Santiago Calatrava insieme al primo cittadino Occhiuto, si sono fermati con la stampa per rispondere ad alcune domande. Per il “padre” dell’opera costruita sul fiume, il ponte ha anche un significato simbolico e “credo che sarebbe quello che oggi rappresenta una città che vuole essere presente nel ventunesimo secolo come Cosenza”. Occhiuto punta sui giovani, sul futuro del sud e non è impreparato , anche se con un po’ di titubanza, a rispondere sugli ex fondi Gescal: «Abbiamo avuto l’onore e il merito di completare questa opera, per la città di Cosenza, dopo tante problematiche che non avevano mai fatto iniziare il cantiere. Vuol dire che c’è continuità tra passato e futuro. La destiniamo al futuro di questa città, soprattutto a giovani perché possano guardare a questo ponte ed essere orgogliosi di questa città, per fare della Calabria questa idea di innovazione di città che è così straordinaria, non solo per quello che ha ereditato dal passato ma per quello che ha realizzato in questi anni.
Sulla moltitudine di gente presente all’inaugurazione : «I cittadini hanno apprezzato questa idea di modernità, da tanti anni che la ricercano; e questa lunga attesa ha finalmente portato qui le persone, ad impadronirsi di un pezzo di città in un’area marginale. E’ un segno importante per questo territorio di innovazione, di creatività, un processo di rigenerazione della città, un’opera di qualità realizzata in Italia. E Cosenza lancia un segnale di possibilità di crescita anche del sud. Sugli ex fondi Gescal e sui costi sostenuti Occhiuto risponde: «Alla fine è costato quello che era l’indotto: 13 milioni di euro e riguardano i finanziamenti delle zone del piano di recupero urbano, dove si possono realizzare opere pubbliche. Incalzato ancora dalle domande della stampa sui fondi ex Gescal Occhiuto risponde «Noi abbiamo preso il finanziamento dalla regione Calabria»
Il sindaco Mario Occhiuto “Questo ponte che canta” il senso del territorio
Qui, verrà realizzata una grande piazza che collegherà il planetario, e tra un mese verrà inaugurato, e sarà il secondo planetario in Italia come dimensioni, con una grande piazza e il fiume navigabile che entra nel centro storico. Anche in questa occasione ci sarà un recupero della città antica. Ecco, questo ponte contiene questa storia, il nostro territorio; ha alle spalle la Sila e contiene anche il passato. Un ponte che guarda al centro storico, al castello. Un ponte che canta alla bellezza del passato, del territorio ma anche del futuro, è un segno del futuro. Ieri ho ritrovato il discorso che fece Giacomo Mancini 20 anni fa, e lo ringrazio, perché ebbe questa grande idea che noi abbiamo avuto la possibilità di portare avanti. Questo era un cantiere bloccato perché c’erano delle bonifiche da fare, un terreno sequestrato, un cantiere mai partito, dove Mancini ebbe questa idea felice. Mancini parlava di questa opera come un’opera dedicata ai giovani che vedono questo segno quando passano da qui, e vedono il centro storico, i fiumi; anche questo è un esempio di democrazia urbana diceva l’architetto Calatrava. Un’opera pubblica è per tutti, possono vederla tutti. E diceva Mancini: “questa opera di cultura raffinata” producono questo stimolo nei giovani: la portano con loro dove vanno, si inorgogliscono, rispettano la città e l’amano. Ecco perché è importante realizzare queste opere e andremo avanti in questo processo di rinnovamento della città.
La gaffe dell’archistar Calatrava “non ci sono state vittime”
Forse però l’archistar ha dimenticato che un morto c’è stato per questo ponte, che sarà pur bianco, ma se guardato bene è macchiato del sangue di Raffele Tenuta, meglio conosciuto come Maurizio, l’operaio di 53 anni di Marano Marchesato, deceduto all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza dopo una lunga agonia. Pagato in nero, cercava di raccattare qualche soldo per se e la sua famiglia. Con l’omertà di chi ha preferito accompagnarlo a casa “morente” per non rivelare che c’erano delle irregolarità sul lavoro. Forse Calatrava non sa o dimentica, ma la città non dimentica.
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