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La sanità nelle mani dei clan: assolta la vedova Fortugno, il politico sostituito dal titolare della clinica lager

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La sanità nelle mani dei clan: assolta la vedova Fortugno, il politico sostituito dal titolare della clinica lager

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REGGIO CALABRIA – La donna era accusata di truffa ai danni dell’ex Asl, mentre Domenico Crea l’uomo che sostituì il marito in consiglio regionale è stato già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Maria Grazia Laganà, ex onorevole del PD, moglie dell’ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, ucciso nel 2005 a Locri mentre stava per entrare nella cabina elettorale a votare è stata ieri assolta dalla Corte d’appello di Reggio Calabria. Accusata di aver truffato la sanità pubblica nella veste di ex vicedirettore dell’Asl di Locri era stata condannata a due anni di reclusione, pena sospesa. Un verdetto ribaltato in secondo grado ieri in cui si sostiene che ”i fatti non sussistono”. Il reato di abuso di ufficio contestatole, invece, è già andato in prescrizione. La vicenda fece luce su alcune forniture di materiale sanitario da parte della Medinex che grazie all’intercessione della vedova Fortugno avrebbe beneficiato di appalti aggiudicati in maniera ‘anomala’. Anche Pasquale Rappoccio, allora proprietario della ditta in odor di corruzione è stato assolto insieme a Maurizio Marchese ex dirigente dell’Asl di Locri. 

 

Per la morte di Fortugno invece furono inizialmente condannati all’ergastolo Alessandro e Giuseppe Marcianò. I due, padre e figlio, vennero errestati insieme al genero di Peppe Morabito, Giuseppe Pansera e a Domenico Crea l’ex consigliere regionale che sostituì Fortugno dopo la sua morte. Il politico pare fosse stato ucciso proprio per consentire a Crea di entrare tra i palazzi della Regione per garantire gli interessi delle ‘ndrine. Al termine del processo Onoratà Società Crea, politico che migrò dal centrodestra di Chiaravalloti al centrosinistra di Loiero, fu condannato ad oltre sette anni di reclusione in quanto ritenuto il referente politico dei clan della locride (gli Zavettieri di Roghudi, i Morabito di Africo e i Cordì di Locri). Una verità che fu svelata grazie alle indagini svolte sulla clinica lager Villa Anya. Una struttura sanitaria catalizzatore di voti e fondi pubblici in cui i decessi dei pazienti in più casi furono ritenuti dagli inquirenti ”esito di denegata assistenza sanitaria”. Grazie a certificazioni false veniva sistematicamente dichiarato che le morti avvenivano non in Villa Anya, ma nel Pronto Soccorso di Melito Porto Salvo. Nel corso delle indagini fu accertato che degenti con gravi patologie venivano completamente abbandonati a sè stessi e nei casi più fortunati le cure venivano indicate telefonicamente a distanza dai sanitari della cliinica.

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