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Sanità e presunto conflitto d’interessi a Cosenza, il caso delle cliniche del consigliere Morrone

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Sanità e presunto conflitto d’interessi a Cosenza, il caso delle cliniche del consigliere Morrone

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COSENZA – Fu Pino Gentile agli inizi degli anni Ottanta a chiedere all’ingegnere Morrone di ‘scendere in campo’.

Da allora il noto imprenditore cosentino non abbandonò mai la scena politica. Anzi. Il figlio, anch’egli ingegnere, siede sullo scranno più alto del consiglio comunale di Cosenza ricoprendo la carica di Presidente. Lui invece attualmente riveste la carica di consigliere regionale eletto nelle liste di Forza Italia (di cui risulta essere capogruppo) nella circoscrizione di Cosenza con oltre settemila preferenze. Migrato nei berluscones calabresi, Morrone fece inizialmente carriera con i socialisti di Mancini, a Cosenza fu per qualche anno vicesindaco, nella giunta regionale di Loiero ricoprì l’importante carica di assessore al Personale per poi cambiare bandiera e diventare un fervido sostenitore di Scopelliti. Alla soglia dei settanta anni continua a rappresentare ancora una vera e propria fabbrica di voti. La sua posizione è di recente aspramente criticata per i presunti conflitti di interessi nell’ambito sanitario, mentre l’anno scorso la Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto il politico cosentino dalle accuse di associazione a delinquere nell’inchiesta Why Not relativa ad una vicenda di gestione illecita di fondi pubblici affidati dalla Regione ai privati.

 

La famiglia Morrone, a Cosenza, è titolare, ufficialmente, della clinica San Bartolo e della Misasi, una a Cosenza, l’altra a Mendicino nonchè della casa protetta per anziani Villa Sorriso in Montalto Uffugo e pare possieda quote minoritarie in altre strutture sanitarie accreditate dal SSN. Già nel 2013 per i mancati pagamenti da parte dell’Asp di Cosenza Morrone minacciò il licenziamento di 250 lavoratori. Oggi pare che i debiti delle cliniche ammontino a circa dieci milioni di euro mentre il consigliere torna a ricattare le istituzioni ponendo sul tavolo 145 posti di lavoro che andrebbero persi o drasticamente ridimensionati qualora non si approvi una soluzione condivisa tra le parti. Intanto in due anni centocinque dipendenti cosentini sono ‘spariti’ e a Roma tra le fila dei parlamentari grillini si leva un coro unanime che urla al conflitto d’interessi promettendo battaglia a Morrone sul cui caso nei prossimi giorni verrà presentata un’interrogazione parlamentare. Sulla vertenza ancora nulla di fatto. ”A Gennaio non si è risolto granchè – afferma Eugenio Filice della FP CGIL che sta seguendo la vicenda – adesso aspettatiamo la risposta del Tribunale il Lavoro. E’ stato firmato un accordo tra UGL e Morrone. Un contratto peggiorativo, detto contratto di prossimità: aumenta monte orario a fronte dello stesso salario e contribuiti previdenziali al minimo. Noi e la CISL non siamo d’accordo. Con la famiglia Morrone non c’è contrattazione ci hanno detto che i dipendenti hanno scelto di firmare dei contratti individualmente, ma noi  non ci crediamo. Ci sono troppe anomalie“.

 

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