Area Urbana
Viadotto Cannavino, Casil “situazione ancora critica, intervenga la Procura della Repubblica”
Il segretario generale della Casil, Franco Scrivano interviene su quella che ha definito la “favola” del viadotto Cannavino “o se ne dichiara la sua totale percorribilità con collaudo di terzi e non della proprietà oppure venga chiuso definitivamente”
COSENZA – “Il monitoraggio in essere sul Cannavino, di cui l’Anas contraddicendosi ne assicura la percorribilità, ci costringe a ritornare sull’argomento per ribadire la nostra negatività. In effetti il Cannavino è stato aperto col condizionale del rateale – scrive il segretario della Confederazione Autonoma Sindacati Italiana Lavoratori – La prima scadenza (20.10.2017) è stata elusa dall’Anas per soddisfarla il giorno successivo ma soltanto per i “veicoli leggeri”, per proseguire nei giorni successivi con il via alla libera circolazione anche con gli autobus di linea e soltanto a distanza di altro periodo consentire la percorribilità ai mezzi pesanti. I motivi, sempre secondo Anas, vanno ricercati nel calcestruzzo troppo fresco e quindi necessario ad indurirsi. Ebbene non siamo nel cortile dei vecchi manicomi benché frastornati dall’incredulità di frasi per nulla responsabili con la pretesa di assicurare l’efficienza degli interventi.
“Ma di grazia come si fa a ragionare se non in termini cervellotici tanto da fare aprire alla libera circolazione un viadotto della portata del Cannavino, senza neppure dichiarare di aver effettuato la prova di carico, né l’avrebbe potuta fare, atteso che è la stessa Anas ad affermarlo quando parla di apertura a rate. E comunque chi avrebbe eventualmente collaudato il viadotto, la stessa Anas che per circa 11 lunghi anni, ovvero da quando nel 2006 la Casil – scrive Franco Scrivano Segretario Generale – ne ha denunciato la pericolosità a dispetto dell’Ente stradale che si è sempre affannata ad escluderne la inefficienza? Ed ancora se il viadotto Cannavino rattoppato, secondo l’Anas è percorribile, come mai oltre ad aprirlo a rate perché ha installato vari apparecchiature costose di monitoraggio? Non ci risulta, infatti, che per le migliaia di viadotti esistenti in Italia l’Anas abbia disposto alcun monitoraggio fisso e ad opera terminata”.
“E non per ultimo, quale garanzia certificata offre la toppa centrale e soprattutto perché fino a pochi giorni addietro il pilone da noi sempre attenzionato a dispetto delle valutazione dell’Anas, è stato oggetto di numerose iniezioni di calcestruzzo? Ma è possibile che l’Anas cerca di nascondere anche la realtà? E’ possibile che – prosegue Franco Scrivano – le massime istituzioni provinciali non si rendano conto che il Cannavino non può essere considerato struttura efficiente della SS 107? Il manto stradale è pieno di buche, ondulato e ruvido tipo letto di fiume a secco dopo un temporale, non è uniforme con evidenti dislivelli e presenta ancora i segni della sua malattia anche in prossimità degli interventi effettuati”.
“Non necessita essere tecnici per esprimere una valutazione negativa del Cannavino. Né ha l’aspetto di un’opera finita ed efficiente. In poche parole la vicenda del Cannavino non è finita e soprattutto non finirà nel dimenticatoio e nell’insensibilità delle istituzioni che assumono come oro colato i proclami dell’Anas a danno degli utenti ignari. La Casil farà di tutto per assicurare alla giustizia tutti i responsabili di questa triste storia, mentre conferma la sua contrarietà all’apertura del viadotto, perché continua a ritenerlo pericoloso fino a quando tecnici di fama ed estranei all’Anas ne certificano l’idoneità che allo stato non potranno assicurare perché si presenta rozzo e pericoloso. L’Anas ha mentito per oltre 11 anni ed a quanto sembra continua a mentire assicurando all’utilizzo pubblico un viadotto che anche ad occhio nudo presenta incertezze. Se l’Anas ritiene di aver tappato la bocca alla Casil, confidando sulla bontà o buonismo delle conclusioni tra pochi intimi anche se alla presenza del Prefetto Tomao, che allo stato, però, non ha ancora detto la sua, assumendosene le proprie responsabilità, ebbene l’Anas ha fatto male i conti, dal momento che la Dirigenza della Casil vuole dormire sonni tranquilli”.
“E non sembra poterlo fare – conclude Scrivano – perché ricorda come fatto ricorrente che alcuni amministratori del tempo e che diversi sono rimasti in auge con tutto il loro peso politico, hanno avversato la denuncia della Casil, etichettandola, benché senza menzionarla , di attentare alla crescita del territorio e penalizzare il turismo, tanto da costringere la medesima Casil ad accusarli di premiare di fatto la disgrazia prevedibile per salvare l’aspetto economico del territorio, ovvero il voto! Costoro non solo sono invitati a tacere ma non devono esprimere giudizi tranquillizzanti agli ignari, perché sono gli stessi che evitano di percorrere il Cannavino preferendo le strade alternative”.
“In conclusione la Casil pretende di conoscere lo stato in cui versa effettivamente l’opera e quali indagini sono state esperite a seguito della propria denuncia del 2006 integrata dai ripetuti interventi successivi. Il Cannavino non può essere considerato una favola da mandare giù. O se ne dichiara la sua totale percorribilità con collaudo di terzi e non della proprietà o va chiuso definitivamente e processati i responsabili di questa ennesima triste storia italiana”.
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