Cultura & Spettacolo
Pausa di Riflessione – Quando una battuta d’arresto può rivelarsi utile
Subire una battuta d’arresto nel corso della vita, come quella che può procurarci, ad esempio, il venire a conoscenza di una seria malattia che mina la nostra esistenza, e che ci fa percepire la sensazione che questa sia arrivata alla sua fase finale, senza poi che questo esito si verifichi davvero, o come quella che può derivare da un grave incidente che ci costringe, per un lungo periodo, all’inabilità assoluta, ebbene, un’evenienza del genere potrebbe, paradossalmente, rivelarsi utile.
Nonostante la drammaticità dell’evento che la determina, ciò potrebbe avere un inaspettato risvolto positivo. Essa ci porterebbe a rivedere i nostri progetti e ci costringerebbe a riprogrammare il nostro percorso di vita, alla luce della sua nuova paventata breve durata. Ci aggrapperemmo alla quotidianità, che comprende anche quei piccoli fastidi, ritenuti in altri tempi irritanti, ma che forse allora, non ci risulterebbero più tali. Il modo di guardare il mondo, di osservare la nostra vita e quella degli altri cambierebbe completamente, e banali e ripetitivi accadimenti del vivere di tutti i giorni potrebbero diventare per noi, all’improvviso, di vitale importanza.
Riscopriremmo dettagli senza senso, come quelli che si possono rinvenire nelle pieghe di ogni piccolo evento quotidiano o nelle abitudini, ai quali non prestiamo normalmente alcuna attenzione. Questo perché inizieremmo a percepire tutto ciò che avviene intorno a noi, in modo amplificato, e anche quelle cose che erano diventate per noi indifferenti ci provocherebbero sensazioni forti. Sentiremmo così il ritmo incalzante della vita.
Potremmo scoprire che della vita che scorre fuori dal nostro sguardo, dal nostro orizzonte e soprattutto che scorre senza di noi, sono i suoi elementi più semplici e le sue azioni abitudinarie che ci mancano, quelle che scandiscono normalmente le varie fasi della giornata e che con la loro ripetitività la rallentano e ne fanno apprezzare il sapore. Ci chiederemmo allora come possa essere accaduto di aver trascurato tutto ciò per tanto tempo e ci sembrerebbe assurdo che per rivalutarle ci siamo dovuti trovare in una simile situazione di estrema precarietà.
Potremmo ritrovarci, anche, qualora fossimo costretti a restare per un lunghissimo periodo a letto, e impossibilitati a muoverci, senza neanche poter affacciarci dalla finestra, ad avvertire forte il desiderio di stabilire un contatto con il mondo esterno, non solo attraverso le notizie riportate dai parenti e dagli amici, che vengono a trovarci, ma anche un contatto che preveda una visione diretta di una parte benché minima del fluire di quella vita, che non ci vede partecipi. Allora anche un fatto fortuito come la posizione del capezzale del letto di fronte ad un balcone o la presenza davanti a noi di uno specchio che proietta l’ immagine di ciò che avviene fuori dalla finestra, situata alle nostre spalle, anche se tale immagine dovesse consistere solo in uno piccolo spicchio di cielo azzurro, ci darebbe la sensazione di un collegamento alla vita e lo considereremmo un privilegio.
E, una volta raggiunta l’insperata guarigione, questa sarebbe avvertita come una rinascita, accompagnata da una maggiore consapevolezza di quello che, pur essendo ovvio, molto spesso sembra sfuggirci: che la vita non solo ha una sua fine ma, soprattutto , che questa fine può avvenire in qualsiasi momento. E se tutto ciò, forse, non ci farebbe diventare più buoni, sono certo che avrebbe un effetto positivo sul prosieguo della nostra vita.
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