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‘Bambini a metà – I figli della ‘ndrangheta’, un’inchiesta sul disagio familiare e sociale

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‘Bambini a metà – I figli della ‘ndrangheta’, un’inchiesta sul disagio familiare e sociale

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Storie difficili ma anche di riscatto, quelle raccontate dalla giornalista Angela Iantosca nel suo libro “Bambini a metà I figli della ‘ndrangheta” (Perrone editore).

I bambini della ‘ndrangheta attraverso gli incontri, le carte, le parole dei pm, dei giudici, degli psicologi e di chi si fa carico della responsabilità di far conoscere loro un mondo diverso da quello nel quale sono costretti a crescere. La prefazione è di Enzo Ciconte, docente universitario ed ex Consulente della Commissione Parlamentare antimafia. “Ci sono bambini che sono figli di padri che uccideranno le loro madri, che conoscono il linguaggio della violenza, intuiscono il pericolo, sanno quando è ora di tacere, scappare, sparire”, spiega l’autrice del volume, che ha già pubblicato precedentemente ‘Onora la madre – storie di ‘ndrangheta al femminile’ (Rubettino).

Le operazioni giudiziarie, gli arresti, le confische dei beni condotte in Calabria sono state operazioni di enorme importanza: hanno portato alla disarticolazione della rete e, spesso, alla decimazione delle gerarchie criminali. Ma in che misura questi arresti hanno inciso su un tipo di organizzazione che si fonda sulla famiglia? Come fermare il ricambio generazionale su cui conta la ‘ndrangheta? Da questa considerazione prende le mosse il libro, che racconta le storie dei minori che nascono con un destino già stabilito, al quale difficilmente possono opporsi.

Crescere nella violenza innesca dinamiche dalle quali è difficile uscire: disagio sociale, rigidità, difficoltà di proiettarsi nel futuro, di riflettere su se stessi e di cambiare idea, scarsa fiducia, depressione. C’è un modo per intervenire? L’inchiesta getta un fascio di luce sulle storie dei ragazzi che hanno avuto la possibilità di allontanarsi dal mondo nero della criminalità organizzata per non tornare più indietro. L’autrice si è avvalsa del prezioso supporto del Tribunale per i Minori di Reggio Calabria che si batte per provare a salvare questi bambini attraverso un protocollo, ‘Liberi di scegliere’, che propone di sottrarre i minori alle famiglie (laddove viene dimostrata la pericolosità del contesto) con modalità variabili a seconda della situazione in cui si trovano.

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