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Cosenza – Messina: sabato i tifosi della Sud saranno in Tribuna A, insieme ai disabili
Curva Sud – Oltre le barriere, c’è vita. Sempre. L’iniziativa ha lo scopo di portare il maggior numero possibile di tifosi, ultrà e non, accanto alle persone disabili che di settimana in settimana assistono alla gara in solitudine
COSENZA – Come ben sapete l’unico luogo dello Stadio in cui le barriere architettoniche non incidono pienamente nella visione di un match è la Tribuna A, ed è proprio qui che nasce l’iniziativa della Curva Sud: “Se le barriere architettoniche impediscono ai disabili di venire in curva, sarà la curva a collocarsi in Tribuna A”. In occasione della partita Cosenza – Messina, la Curva Sud Bergamini rimarrà vuota (nonostante la possibilità di accedere al settore), perché gli ultrà seguiranno la partita in Tribuna A; accedendo alla stessa con un biglietto del costo di 10 euro (pari a quello della curva), i possessori di abbonamento in Curva potranno entrare con lo stesso in Tribuna A.
La tifoseria si è sempre distinta per iniziative di beneficenza, tra le più belle sicuramente ricordiamo “La terra di Piero”. Un’associazione che porta avanti il nome di Piero Romeo, e porta avanti tutta la sua capacità, voglia, altruismo e bellezza nel voler aiutare il prossimo. Con iniziative e progetti a dir poco Lodevoli, tra i quali: il Progetto in Madagascar, le iniziative in Africa, ed il Parco Piero Romeo per bambini disabili. Quest’ultima iniziativa è stata promossa, e verrà finanziata con i proventi dello spettacolo “Conzativicci” di Sergio Crocco, volto storico della curva sud. Tutto questo mondo, nel quale traspare la verrà identità ultrà, dove emerge il suo vero essere, deve essere premiato e valorizzato ed è per questo motivo che la Società Cosenza Calcio, ha sposato in pieno il progetto.
E’ ormai prassi delle testate giornalistiche parlare soltanto di decreti repressivi contro gli ultrà, tessera del tifoso, daspo e taser. Nessuno parla delle molteplici attività di solidarietà organizzate dalle differenti Curve, come la raccolta fondi per l’alluvione di Genova per esempio. Lo spirito del tifoso ma anche quello ultrà è quello di vivere in una comunità, vivere l’emozioni di una partita, di una squadra di calcio collettivamente, insieme al prossimo. Senza questo spirito di unione, vicinanza, non esisterebbe tutta quella grinta, quelle voci di emozioni che durante le partite animano e rallegrano il cuore di tutti. Ogni voce che si alza in cielo, ogni bandiera sventolata, ogni occhio rivolto verso la squadra, sono parte di un insieme, di un’unica bellezza, di un’unica coreografia che è la testimonianza di come si voglia gioire insieme alla propria squadra e sentirsi parte di essa. Questo diritto di stare insieme, e vivere collettivamente l’emozione di una partita non deve, e soprattutto non può, essere negato a nessuno. Per un tifoso disabile, venire privato dello stare insieme, è ancora una volta una discriminazione. I ragazzi disabili hanno bisogno delle urla, dei cori, delle coreografie di tutti quanti, e per una volta non guardare tutto ciò da lontano, ma farne parte. Essere un insieme, un credo, una gioia, un entusiasmo. Perché siamo convinti che solo condividendo gioie e dolori si possano abbattere le discriminazioni, le paure e le barriere architettoniche (non solo materiali), ma anche e soprattutto, quelle della mente che l’uomo infligge al suo prossimo.
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