Area Urbana
Operazione “Dama Nera”, chiuso il filone cosentino. Archiviate le posizioni di due funzionari Anas
Due funzionari Anas del Compartimento di Cosenza, sono stati riconosciuti dalla Procura di Roma completamente estranei ai fatti di corruzione.
COSENZA – Ore ed ore di intercettazioni da parte del G.I.C.O. della Guardia di Finanza, sequestri e perquisizioni in tutta Italia, arresti eccellenti fra il personale di vertice di Anas e fra gli imprenditori di rango nazionale che, con la società che da sempre ha in gestione l’intera rete stradale nazionale, hanno fatto affari nel corso degli anni. E’ l’inchiesta cosiddetta “Dama Nera”, che ha coinvolto oltre quaranta persone e 15 società, finiti al centro di un presunto di sistema di corruzione. L’ipotesi alla base del lavoro della Procura della Repubblica di Roma, infatti, è quella di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla corruzione ed altri gravissimi reati. In prima linea, in questo complesso disegno accusatorio, la dott.ssa Antonella Accroglianò, la “Dama nera”, originaria di Cassano Ionio, da molti anni al vertice del Coordinamento Tecnico Amministrativo Anas di via Monzambano a Roma. Dal suo ufficio e dalla sua scrivania passava – secondo quanto sostenuto dai P.M. che per conto della Procura di Roma hanno istruito l’indagine – l’aggiudicazione degli appalti Anas più importanti in tutto il territorio nazionale, da nord a sud, per milioni e milioni di euro.
Grande scalpore, infatti, fecero le immagini delle intercettazioni ambientali girate tramite telecamere nascoste presso l’ufficio della stessa Accroglianò in cui la dirigente Anas, con apparente semplicità, sembrava richiedere per sè e per altri, la corresponsione di laute “bustarelle” agli imprenditori che via via avevano a che fare con il suo ufficio e che, senza prima procedere a quelle dazioni, potevano dire addio agli appalti. Da qui l’operazione dell’ottobre 2015 e della seconda tranche del marzo 2016 che hanno visto l’esecuzione di un considerevole numero di ordinanze di custodia cautelari, perquisizioni, sequestri e blocco dei lavori in numerosi cantieri Anas sparsi sul territorio. Una propaggine dell’inchiesta sembrava, a detta degli inquirenti romani, coinvolgere anche in Compartimento Anas per la Salerno-Reggio Calabria, con sede a Cosenza. Infatti – per come ipotizzato dai P.M. Calabretta e Guglielmi, titolari delle indagini – un episodio di corruzione avrebbe riguardato una maxi espropriazione portata avanti da Anas nei confronti di due imprenditori originari del Catanzarese, il tutto per quasi 800.000 €. L’ipotesi alla base delle indagini era che, complici i dirigenti della sede romana di Anas e alcuni funzionari del Compartimento di Cosenza, competenti sulle operazioni amministrative di esproprio, si fosse proceduto ad una determinazione di favore dell’indennità di esproprio, portandola a cifre incompatibili con i valori di mercato, in cambio di una compartecipazione nella provvista corruttiva percepita dalla Dott.ssa Accroglianò.
Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati di S.A. e C.A., difesi dagli avvocati Franco Locco e Saverio F. De Bartolo, a capo degli uffici di Anas di Cosenza intervenuti nella procedura amministrativa che ha portato poi all’effettuazione dell’espropriazione. Questo dunque il castello accusatorio ricostruito dalla Procura di Roma. Fino a quando, a distanza di un anno circa dall’esecuzione delle prime ordinanze di custodia cautelare, il colpo di scena: la “Dama Nera” decide di collaborare con gli inquirenti e di vuotare il sacco, di raccontare cioè tutto sul meccanismo, oleato ormai nel corso degli anni, attraverso il quale lei ed i suoi sodali procedevano a richiedere ed ottenere dagli imprenditori che partecipavano alle gare di appalto lauti ed illeciti compensi. Da qui la richiesta e la celebrazione di un complesso incidente probatorio durato l’intero mese di luglio scorso, finalizzato ad ottenere e cristallizzare le dichiarazioni accusatorie della Accroglianò nei riguardi degli altri indagati fino alla svolta di queste ore rappresentata, da un lato, dal deposito dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di ben 55 persone e dall’altro, dal decreto di archiviazione, per infondatezza della notizia di reato, in favore di uno sparuto gruppo di indagati tra cui proprio i due funzionari Anas del Compartimento di Cosenza che avevano curato l’espropriazione, riconosciuti dalla stessa Procura di Roma completamente estranei ai fatti di corruzione.
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