RENDE – Invisibili, clandestini, senza diritti.
Questi le condizioni di lavoro dei migranti in Italia al centro del dibattito tenutosi nei giorni scorsi allo Spazio Precario Autogestito Arrow di Rende. La proiezione del documentario “Destionation de Dieu” di Andrea Gadaleta Caldarola, realizzato grazie alle attività di monitoraggio della rete “Campagne in lotta” nei luoghi di lavoro, ha dato il via all’iniziativa e offerto ampi spunti alla discussione. Le precarie condizioni di lavoro a cui sono costretti i migranti marciano di pari passo con i disagi che devono affrontare dal punto di vista esistenziale. Gli attivisti e i volontari del nodo di Corigliano della rete portano i loro contributi alla discussione. “Sbarcati qui, – afferma un militante di Campagne in lotta – i migranti in cerca di lavoro vengono a contatto con realtà lavorative che, solitamente, hanno da offrire lavoro in nero, ma se anche venisse proposto loro un contratto da firmare avrebbero difficoltà a comprenderlo. Per questo la scuola d’italiano per migranti che stiamo costruendo a Corigliano è così importante; la lingua è uno dei primi problemi con cui si viene a contatto, è uno strumento decisivo e quindi non può passare in secondo piano”. Un altro degli obiettivi minimi è quello di “redigere un vademecum dei diritti del lavoro in tutte le lingue necessarie come il rumeno, il bulgaro il senegalese, e le altre lingue, perché chiunque arriva in Italia deve innanzitutto conoscere quali sono i suoi diritti”. Una volontaria è poi intervenuta sul discorso della tratta “Rossano, Sibari e Corigliano si trovano al centro del flusso migratorio, sia verso Nord che verso Sud, a seconda del paese di provenienza; molti dei migranti che arrivano nelle nostre zone hanno ben presente il carattere temporaneo della loro permanenza sul territorio”; precarietà e ricattabilità sono all’ordine del giorno per chi non possiede neanche un documento di riconoscimento, eppure per molti continua a rappresentare l’unica alternativa praticabile, una volta abbandonato il paese d’origine. La messa in gioco dei diretti interessati e la crescita del dibattito pubblico da un punto di vista qualitativo risultano, al termine della discussione, due conditio sine qua non per il miglioramento di una condizione di vita e lavorativa ritenuta inaccettabile.
