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Autopsia, parla il medico legale: ‘Il piccolo Giancarlo morto per annegamento’
COSENZA – L’esito dell’esame necroscopico ha rivelato la presenza di acqua nei polmoni del bambino di quattro anni che ha perso la vita nella piscina di Campagnano.
La morte di Giancarlo Esposito non sarebbe avvenuta a causa di una malformazione del sistema cardiocircolatorio. Nè per un malore improvviso. A confermarlo è il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul cadavere del piccolo cosentino morto prematuramente. Si tratta del professor Francesco Vinci, dell’Università di Bari, noto per il ruolo di consulente legale nella difesa di Raffele Sollecito indagato per l’omicidio della studentessa Erasmus inglese Meredith Kercher. “Posso confermare – afferma il professor Vinci – che si è trattato di un annegamento. Lo si evince dagli esami del sangue. Abbiamo controllato che vi fosse un uguale concentrazione di sangue nella cavità sinistra e destra del cuore. La densità era diversa. Ciò significa che c’è stato un passaggio d’acqua a livello polmonare. Sono poi emersi altri rilievi generali che depongono nettamente a favore di questa ipotesi: petecchie (microemorragie ndr) e congestione di vasi. Nel complesso quello che si evince consente di fare una diagnosi compatibile con l’annegamento che poi sarà confermata dagli esami istologici”.
Per quanto riguarda l’ipotesi di una eventuale caduta il medico legale la esclude a priori in quanto sul corpo, afferma, “non è stato riscontrato nessun ematoma o ecchimosi”. Poi con estremo dispiacere il dottore rivela un dato scioccante: “il bambino non è stato salvato perchè non è stato tirato fuori dall’acqua in tempo”. “Se teoricamente – spiega Vinci – si cade sott’acqua bisogna evitare che i liquidi entrino nei polmoni. Per farlo se non si sa nuotare bisogna che ci sia qualcuno che estragga il proprio corpo facendolo emergere dall’acqua. Altrimenti si va incontro a morte certa”. Sarà ora la Procura della Repubblica di Cosenza a stabilire le responsabilità e le cause del decesso del bimbo deceduto nella kinder garden di Campagnano. Intanto sul registro degli indagati restano i sei avvisi di garanzia nei confronti dell’amministratore della piscina, Carmine Manna e dei cinque istruttori che si trovavano nella struttura al momento dei fatti.
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