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L’orgoglio italiano non passa per una nazionale senza palle
Ieri sera guardavo, come milioni d’Italiani, la partita della nostra nazionale con l’Uruguay.
Vedendo quel “fraseggiare” inconcludente, mi venivano in mente i volti di tanti italiani all’estero orgogliosi dei colori della loro nazionale, con un forte spirito di appartenenza: qualcuno diceva: “sono emigrato da 56 anni ma il mio cuore è in Italia”. Continuavo a vedere in campo ragazzi assenti, senza quella voglia di correre, senza “amor di Patria”, senza voglia, senza “palle”. Mi veniva in mente la storia di Giovanni Dal Molin, 86 anni (l’abbiamo pubblicata qualche settimana addietro), steso per terra davanti al consolato italiano in Uruguay perché lui vuole morire nella sua terra d’origine, mentre quelle autorità gli negano il visto di rientro: “Oi morir a Belùn”. Penso a tutti quei calabresi in Germania, Francia, Inghilterra, sud America che ogni giorno, costi quel che costi, gridano non solo di essere italiani ma si vantano anche di essere calabresi. Penso che le dimissioni di Prandelli e Abete fossero il minimo dopo la figuraccia rimediata ieri che è senza alibi. Da oggi, Balotelli & C. saranno sdraiati su quelle spiagge da Vip (che non sono), a prendere il sole, pagati dalla federazione per l’impegno in Nazionale: un’altra spesa inutile che pesa sulle nostre tasche. Ed ora, senza volere ironizzare su una triste vicenda umana che è quella di nonno Giovanni ma, forse sarebbe meglio rimanere in Uruguay.
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