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(FOTO E VIDEO) Caporalato: sfruttano lavoratori per la raccolta di limoni e fragole, 8 denunce nel Cosentino
La Guardia di Finanza dichiara ‘guerra’ al caporalato. Denunciati 8 caporali di cui tre ‘reclutatori’ e cinque utilizzatori di manodopera. In totale individuati 28 lavoratori “in nero” e irregolari, di cui 12 privi di permesso di soggiorno
MONTEGIORDANO (CS) – La Guardia di Finanza di Cosenza ha denunciato all’Autorità Giudiziaria di Castrovillari, otto soggetti per il reato di intermediazione illecita di manodopera (caporalato) e altre dodici persone di diverse nazionalità per violazione alle norme del Testo Unico Immigrazione. Le operazioni, eseguite dai militari della Tenenza di Montegiordano, si sono svolte attraverso il controllo di automezzi in transito sulla Statale 106 Jonica, nonché con interventi eseguiti direttamente nei luoghi dove gli operai venivano impiegati illegalmente.
Le otto persone denunciate perchè ritenute “caporali”, si occupavano in tre del reclutamento e le restanti cinque, sono i titolari di aziende agricole, che utilizzavano e impiegavano illegalmente la manodopera. Tutti rischiano la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Agli stessi potrebbe essere applicata l’aggravante specifica dell’aumento della pena da un terzo alla metà per aver reclutato ed utilizzato forza lavoro superiore alle 3 unità.
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I “caporali” reclutatori si occupavano di reperire la manodopera sfruttata e a basso costo, per lo più albanesi e pakistani, allo scopo di destinarla a lavori presso aziende agricole calabresi e lucane per la raccolta di limoni e fragole. Dalle “investigazioni”, condotte dai finanzieri e coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, sono emersi gli indici di sfruttamento dell’intermediazione illecita e del lavoro richiesti dalla nuova normativa sul “caporalato”.
Caporali che lucrano sul lavoro dei braccianti sfruttati
In particolare, gli operai reclutati, erano costretti a lavorare in violazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, in quanto sprovvisti dei prescritti dispositivi di protezione individuale (calzature antiscivolo, guanti, casco con visiera protettiva), percepivano una paga ampiamente difforme rispetto alle previsioni del contratto collettivo nazionale o comunque sproporzionato rispetto alla qualità e quantità del lavoro prestato con un compenso, in alcuni casi, inferiore a 3 euro l’ora. Ad un “caporale” sono stati sequestrati appunti e quaderni manoscritti riportanti, per ogni singolo lavoratore “reclutato”, le giornate lavorative e la relativa “paga” corrisposta.
Dall’esame della documentazione è emerso che il “caporale” tratteneva per sé il 30% circa delle retribuzioni di ogni singolo bracciante agricolo, pari ad 11,00 euro, arrivando a guadagnare, oltre 7.000 euro al mese. La posizione fiscale e patrimoniale dei singoli “caporali” reclutatori sarà oggetto di specifico approfondimento ai fini dell’applicazione delle norme in materia di sequestro e confisca di beni.
Le attività condotte dalle Fiamme Gialle Cosentine si sono concluse con la segnalazione all’Autorità Giudiziaria di otto persone tra, italiani e pakistani, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e “favoreggiamento delle condizione di illegalità dello straniero” nonchè impiego da parte del datore di lavoro di stranieri privi del permesso di soggiorno. Tre persone invece, due albanesi ed un pakistano sono stati espulsi e altre 12 persone sono state denunciate per violazione alle norme sull’immigrazione. In totale sono stati individuati 28 lavoratori “in nero” e irregolari, di cui 12 privi di permesso di soggiorno.
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