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Rifiuti: ‘Ci stanno avvelenando. Mo’ basta’, corteo di protesta oggi a Cosenza

COSENZA – Scade oggi l’ordinanza ‘speciale’ di Scopelliti. Tutti alle 16 in piazza Cappello per dire no a una nuova emergenza rifiuti.

Autobus Lamezia Terme, Reggio Calabria, trenta trattori da Bisignano. Si annuncia un pomeriggio movimentato nel centro di Cosenza. I cittadini rivendicano il proprio diritto alla salute. I comitati ambientalisti calabresi, in lotta da Pianopoli a Celico, hanno indetto per la giornata di oggi una manifestazione di protesta per rifiutare il piano rifiuti voluto da Pugliano, l’assessore all’ambiente del governatore condannato per abuso e falso: Giuseppe Scopelitti. Dopo circa 16 anni di commissariamento del settore rifiuti è lui l’uomo che ha gestito sino ad ora l’emergenza in Calabria, a colpi di ordinanze e autorizzazioni ai limiti della legalità. L’ultima soluzione tampone, che ha permesso il conferimento nei siti privati, decadrà tra poche ore. Di fronte il baratro, con l’estate alle porte e i fantasmi dei marciapiedi stracolmi di rifiuti che aleggia sull’intera Regione. Certo le Regione è riuscita ad accordarsi con la Campania a cui spediremo 500 tonnellate al giorno e i Comuni che avranno una percentuale maggiore di differenziata risparmieranno sino a 40 euro a tonnellata su una tariffa base di 146 euro.

 

Ma i comitati non ci stanno. “La città di Cosenza ed il suo circondario sono invase da veleni , – si legge in una nota divulgata dal comitato organizzatore – si assiste a diversi tentativi di costruire o potenziare discariche o presunte isole che di ecologico hanno solo il nome. Con una totale assenza di partecipazione popolare si impongono delle scelte sulla scia dell’emergenza, mentre non si fa nulla per avviare serie campagne di tutela dei territori e della salute. Ma se Cosenza piange il resto della Calabria non ride di sicuro. La manifestazione del 10 richiede, fra l’altro, il rispetto dei referendum del 2011 in cui si chiedeva una gestione pubblica dei beni comuni, l’introduzione di forme di partecipazione e trasparenza nella gestione degli stessi, la formazione di un registro dei tumori regionale”.

 

COMITATO ORGANIZZATORE:
Comitato Difesa del Territorio – DONNICI, COSENZA (CS)
Comitato Ambientale Presilano – CELICO (CS)
Comitato per le bonifiche dei terreni, dei fiumi e dei mari della Calabria – PRAIA A MARE (CS)
Comitato No Discarica Pianopoli – SERRASTRETTA, PIANOPOLI, LAMEZIA TERME (CZ)
No discarica Giani – LAGO (CS)
Comitato civico spontaneo per il “NO” alla piattaforma rifiuti – BISIGNANO (CS)
Comitato Territoriale Valle Crati, Rifiuti Zero – TORANO CASTELLO (CS)
Comitato No Mega Discarica – CASTROLIBERO (CS)
Associazione no discariche nei centri urbani – RENDE (CS)
Comitato antidiscarica – SCALA COELI (CS)
Movimento Terra, Aria, Acqua e Libertà – CROTONE
Comitato per la Difesa dei Beni Comuni – ACRI (CS)
associazione Paolab – PAOLA (CS)
Badolato in Movimento – BADOLATO (CZ)
Solidarietà e Partecipazione – CASTROVILLARI (CS)
ass. il Riccio – CASTROVILLARI (CS)
ass. La Piazza CLETO (CS)
Csoa Angelina Cartella – REGGIO CALABRIA
Cpoa Rialzo – COSENZA
Lsa Assalto – RENDE (CS)
ass. Le Lampare – CARIATI (CS)
movimento Terra e POPOLO – ROSSANO (CS)
ass. Il Brigante – SERRA SAN BRUNO (VV)
LSOA Ex-Palestra – LAMEZIA TERME (CZ)
Scuola del Vento – CAMPO ROM COSENZA
ass. Forum Ambientalista – CALABRIA
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” – CALABRIA
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” – CALABRIA
C.S.C. Nuvola Rossa – VILLA SAN GIOVANNI (RC)
Collettivo UniRC-AteneinRivolta – REGGIO CALABRIA
LIPU – Sede Provinciale Cs – COSENZA
Vas Onlus (Verdi Ambiente e Società) – CALABRIA
Ateneo Controverso – COSENZA

L’APPELLO AI CITTADINI

 

“E’ sempre un buon momento per far valere le ragioni collettive contro quelle di pochi speculatori. Dopo
diciassette anni di emergenza e regimi commissariali, la problematica del ciclo dei rifiuti è così
intimamente legata a questioni ambientali, economiche e sanitarie, che non c’è più bisogno di un
momento significativo per rivendicare il diritto di poter vivere in un territorio salubre e gestito con criteri di
trasparenza e partecipazione.
La gestione in emergenza dei rifiuti ha avuto, come conseguenze, un indebitamento progressivo degli
enti pubblici, l’inquinamento sistematico del territorio, spesso divenuto insalubre e inadatto alle attività
umane e animali. Il consolidarsi ed il reiterarsi all’infinito di una situazione problematica  alla quale non si
trovano, e non si vogliono trovare, altre soluzioni che non siano l’apertura di nuove discariche,
l’ampliamento di quelle esistenti (o non meglio identificati centri di stoccaggio), il conferimento all’estero
e l’incenerimento, determinando costi sempre crescenti. Costi che diventano addirittura insostenibili in
periodo di crisi di sistema come quella che stiamo vivendo, nella quale lo stesso processo di
indebitamento delle pubbliche amministrazioni produce un costante inasprimento delle politiche di
austerity. La gestione, palesemente clientelare del territorio, viene pagata cara anche in termini di
agibilità democratica della popolazione che, sempre in ragione dell’emergenza, si vede volutamente
privata della propria capacità di esercitare e far valere il diritto alla salute e all’abitare il proprio territorio.
Un progressivo consumo di suolo riduce non solo gli spazi agricoli ma anche le prospettive economiche
future, disincentivando gli investimenti di energie nella terra, con pesanti ripercussioni sui lavoratori del
settore agricolo, ittico e turistico, provocando abbandono e spopolamento.
Il debito ambientale che stiamo contraendo, vista la superficialità con la quale vengono rilasciate
autorizzazioni e permessi, diventa insopportabile per noi ma soprattutto da chi verrà dopo di noi;
in ogni provincia ci sono porzioni di territorio compromesse dagli esiti di conferimenti illegali in discariche
– spesso non a norma e ripetutamente sottoposte a sequestro giudiziario – il tutto aggravato da
provvedimenti normativi straordinari che consentono di smaltire il rifiuto non trattato, sempre in nome di
un’emergenza, ultradecennale e ciclica, che giustifica l’eccezionalità e l’urgenza di tali provvedimenti.
E’ chiaro che le cose così non possono e non devono continuare; bisogna andare nella direzione di un
progressivo abbandono del sistema discarica-inceneritore, dell’attuazione della raccolta differenziata
spinta porta a porta in ogni comune,un sistema di gestione ispirato quindi alla strategia “Rifiuti Zero”.
Rimettere la gestione in mano ad aziende speciali che attendono al diritto pubblico, sfiduciando una volta
per tutte la favola de “il privato conviene”, perché è nello sfacelo che viviamo la migliore prova del
fallimento di questo sistema. Nel conto finale devono essere annoverati anche gli interramenti, le
discariche abusive e gli affondamenti “anomali”, tra ferriti di zinco, fanghi tossici, scorie radioattive e
sostanze cancerogene d’ogni sorta di provenienza ignota, o troppo nota, la terra calabra in particolare e
il meridione in generale, si presenta come un territorio bisognoso di urgenti e improcrastinabili bonifiche.
Davanti ad un tale scenario, chiediamo che si restituisca dignità al territorio e a chi lo vive; il rispetto della
volontà popolare che ha sancito con il referendum del 2011, la gestione pubblica dei beni comuni e dei
servizi a rilevanza collettiva; l’introduzione di forme di trasparenza e partecipazione diretta della
popolazione nelle scelte più delicate, la desecretazione di tutti gli atti della “Commissione parlamentare
sul ciclo di rifiuti” che riguardano la nostra regione e la formazione di un registro tumori regionale con
localizzazione dei rilevamenti su scala comunale.
Non lanciamo appelli alla politica, onde evitare di cadere nel ridicolo. Diciamo invece apertamente che
chiunque aspiri ad amministrare i nostri territori, dai sindaci fino al ‘governatore’, deve mettere al primo
posto la messa in sicurezza dei siti contaminati, la gestione pubblica dei servizi, la trasparenza e la
partecipazione popolare.
Le persone non sono cieche e lo hanno dimostrato in questi ultimi tempi, nei quali
l’esasperazione ha fatto si che si formassero comitati spontanei che sono poi riusciti a inceppare
il meccanismo di aggressione e speculazione presente fuori dalla porta di casa.
Proprio da queste esperienze nasce l’esigenza di una mobilitazione per ristabilire i principi base
di un agire democratico”.

 

 

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