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Legnochimica vuole bonificare i ‘laghi’: ARPACAL, ASP e Provincia latitanti

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Legnochimica vuole bonificare i ‘laghi’: ARPACAL, ASP e Provincia latitanti

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RENDE – Lavori ancora al palo in Contrada Lecco. Il progetto di bonifica dell’area dell’ex Legnochimica non è ancora stato approvato.

Solo pochi giorni fa, il primo Aprile, era stato calendarizzato un incontro nel corso del quale il Comune di Rende insieme ad ASP, Provincia, Regione ed ARPACAL avrebbe dovuto valutare il piano di Legnochimica per mettere in sicurezza i famigerati laghi della zona industriale rendese. All’incontro però oltre al liquidatore e al consulente tecnico di Legnochimica Srl (venuto da Cuneo) erano presenti solo un ingegnere del Comune di Rende con uno dei due subcommissari. Un vero flop causato da ‘improvvisi impegni sopraggiunti’ per ASP, ARPACAL, Regione e Provincia che hanno inteso disertare l’incontro bloccando di fatto l’iter per arrivare all’agognata bonifica del sito che preoccupa sempre più la comunità di Rende.

 

Preoccupazioni infondate secondo Legnochimica, per la quale i laghi colmi di liquame non rappresenterebbero affatto una bomba ecologica. Anzi. “Secondo le analisi che abbiamo fatto fare l’anno scorso a Giugno – afferma il liquidatore Pasquale Bilotta – le percentuali di metalli pesanti presenti nei laghi in altre zone d’Italia sono ritenuti compatibili con la potabilità delle acque. Che poi puzzino quando fa caldo è assodato. Succede perchè ci sono scarti di lavorazione del legno che marcendo rilascia miasmi”.

 

Sulla questione della bonifica Legnochimica intende mostrare la propria disponibilità. L’ex gestore degli stabilimenti di contrada Lecco infatti pare abbia dimostrato in più riprese il proprio interesse dettato anche dalle denunce che pendono a suo carico a causa della mancata bonifica. Pare sia stata proprio l’azienda a sollecitare lo sblocco dei lavori rivolgendosi al commissario prefettizio del Comune di Rende. Il problema, ad oggi, dopo otto anni di piani presentati da Legnochimica e puntualmente bocciati dagli enti preposti alle autorizzazioni è la natura dei liquami. Per Legnochimica si tratterebbe di acque di scarico, per ASP, ARPACAL, Regione, Provincia e Comune invece bisogna parlare di rifiuti, percolato da smaltire secondo precise procedure.

 

La differenza nei costi è notevole. Legnochimica dovrebbe vendere il terreno e poi bonificarlo con il ricavato. La spesa prevista dalla società in liquidazione è di 650mila euro quella che la procedura dettata dagli enti vuole imporre invece è di circa 6 milioni e 500mila euro. “L’azienda – spiega Bilotta – vuole lasciare la zona così come l’ha trovata 40 anni fa, ma non gli è data la possibilità di farlo. Il nostro progetto prevedeva che i liquami fossero aspirati, puliti in loco e scaricati in fogna o in fiume. Per loro invece vanno aspirati messi in un autobotte, portati ad un depuratore abilitato e poi scaricati. L’operazione però comporterebbe costi decuplicati che una società inattiva come Legnochimica non può sostenere. Abbiamo bisogno del loro Ok per andare avanti. Dopo tutte le modifiche apportate ai progetti non ci si può fermare per una questione interpretativa. Ci vuole un po’ di elasticità”.

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