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Sanremo: quando Dalida trovò Tenco morto nella stanza del Savoy

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Sanremo: quando Dalida trovò Tenco morto nella stanza del Savoy

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Leilat-Helo racconta Dalida e il tragico Sanremo con Tenco.

Ascoltare Dalida, vedere Dalida e ripiombare in un’altra Sanremo, festival d’altri tempi, affidati alla voce, alla musica e anche alla tragicita’ dei protagonisti. Ed e’ impossibile non citare quello triste del 1967, quando tocco’ a lei, Iolanda Gigliotti in arte Dalida, trovare Luigi Tenco riverso nel suo sangue nella stanza dell’albergo Savoy. Di Tenco, di quella sera triste e della intensa vita di Dalida scrive David Leilat-Helo nel suo “Dalida – Da una riva all’altra” (edizioni Odoya) in libreria dal 27 febbraio. Di origine calabrese ma nata e cresciuta in Egitto e in seguito naturalizzata francese, Dalida ha cantato in piu’ di dieci lingue. Non solo. Per ogni lingua che ha omaggiato con la propria voce dolce e potente ha scelto i testi piu’ evocativi e emozionanti. Alla Carnegie Hall di New York -racconta Leilat Helo, autore di biografie di artiste- “canta ‘Salma ya salama’ e una parte della sala, di lingua araba, canta insieme a lei; intona ‘La danza di Zorba’ e una fila di greci accenna qualche passo di sirtaki; quando interpreta ‘Hene Matov’ tutta la comunita’ ebraica fa sentire la sua voce. Con ‘Je suis malade’ fa venire i brividi anche a coloro che non spiccicano una parola di francese. Sulla musica di ‘J’attendrai’ e del ‘Lambeth Walk’ fa ballare tutti.” “Il trionfo di Dalida e’ il sogno dell’ONU” scrivera’ Jacqueline Cartier su France Soir. A rappresentare la cultura italiana, piu’ volte frequentata da Dalida in film (anche con De Sica) e canzoni, ci sara’ quella canzone forte come un pugno che e’ ‘Ciao amore ciao’. Frutto della passione della bella cantante per il suo tormentato autore, l’interpretazione che la vide a Sanremo nel 1967 non la abbandonera’ mai piu’, come il ricordo di quella sera. Non fu l’ultimo di fatti da pagina di cronaca che investi’ la povera Iolanda: il suo “nuovo amore”, il sedicente conte di Saint Germain, sparo’ al fidanzato della sua domestica portoghese non capendo le spiegazioni del giovane che si era introdotto nelle stanze della fidanzata a casa di Dalida. Eppure le sue numerose e illustri collaborazioni la vedono amica di personaggi come Leo Ferre’ e Alain Delon, Francois Mitterand stesso amava invitare la cantante al bistrot. Determinata nel proprio lavoro e pronta a sacrificarsi per raggiungere i propri obiettivi di artista, Dalida ha affrontato il mondo della canzone a testa alta senza mai perdere un colpo, anzi mietendo fan affezionati che a dir poco la veneravano. Fino al suicidio, il 3 maggio 1987, e un messaggio affidato a un biglietto: “Perdonatemi, la vita mi e’ insopportabile”.

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