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Assalto armato al cellulare della penitenziaria, evade ergastolano
MILANO – Un vero e proprio commando ha assalito la polizia consentendo la fuga di un giovane calabrese.
Un detenuto condannato all’ergastolo è evaso oggi pomeriggio verso le 15: l’uomo è stato liberato da un gruppo armato che l’ha prelevato da un furgone della polizia penitenziaria davanti al tribunale di Gallarate. L’uomo si chiama Domenico Cutrì e si trovava fino al 2013 nel carcere di Saluzzo, da cui era stato spostato perché una fonte confidenziale aveva rivelato un tentativo di evasione per farlo scappare. Oggi doveva partecipare a un processo per emissione di assegni falsi, e il furgone lo stava portando davanti all’ingresso del tribunale gallaratese.
L’azione sarebbe stata condotta da quattro uomini armati. Una VW Polo nera ha affiancato il furgone, all’improvviso un bandito è uscito e sembra che abbia preso in ostaggio un passante minacciandolo con la pistola e chiedendo agli agenti della penitenziaria di consegnare loro il malvivente detenuto. È nato un conflitto a fuoco con almeno 15 colpi sparati, due agenti sono rimasti solo lievemente contusi e trasportati in ospedale. I banditi sono riusciti però a fuggire probabilmente grazie una seconda auto parcheggiata nei pressi del tribunale. Durante la colluttazione i malviventi avrebbero anche utilizzato dello spray al peperoncino spruzzato sugli occhi degli agenti. Sono in corso le ricerche in tutta la provincia di Varese e nelle province limitrofe. I rilievi sono in corso e li stanno effettuando i carabinieri di Varese. Non è ancora chiara la dinamica dell’ostaggio minacciato, che secondo fonti non ufficiali non sarebbe stato ancora rintracciato.
Carcere a vita per amore. Nel dicembre del 2012 Cutrì era stato condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Lukacs Kobrzeniecki, il giovane polacco freddato a Trecate nella notte fra il 15 e il 16 giugno del 2006 l’ operaio 22enne, era stato ucciso in un agguato mentre tornava a casa sua dopo una serata al bar con gli amici. Movente la gelosia, per via di un apprezzamento fatto dal giovane straniero alla donna del calabrese.
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