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Imprenditore vittima di usura segregato in un bar e seviziato per giorni

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Imprenditore vittima di usura segregato in un bar e seviziato per giorni

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A spingerlo tra le grinfie dei ‘cravattari’ facendosi prestare del denaro sarebbe stata l’ex fidanzata di origini ucraine.

 

ROMA – Sequestrato e picchiato per quattro giorni perchè non riesce a pagare le rate di un prestito di circa duemila euro. Il terribile episodio è accaduto a Nettuno in provincia di Roma dove i carabinieri hanno eseguito cinque misure cautelari. Tra i destinatari del provvedimento appare anche l’ex compagna della vittima, di origine ucraina, con la quale aveva avuto un figlio.Sarebbe stata proprio lei ad indicare alla vittima, un imprenditore di 42 anni, di rivolgersi agli usurai. Il debito richiesto non ammonterebbe ad una grossa cifra, ma sarebbe lievitato a causa degli interessi chiesti dagli usurai. Quando l’uomo non è più riuscito a pagare, gli usurai lo hanno sequestrato e rinchiuso in uno scantinato di un bar a Nettuno, aiutati dalla loro complice, l’ex convivente della vittima.

 

Quattro lunghi giorni da incubo, il 42enne è stato picchiato ogni giorno da due della banda e costretto a subire pesanti umiliazioni anche da parte dell’ucraina. Al quinto giorno gli strozzini lo hanno accompagnato a un appuntamento con un conoscente, che avrebbe dovuto prestargli il denaro. Ma una volta sul posto i due carcerieri, ormai pronti a intascare i soldi, hanno commesso un errore: si sono distratti e la vittima ne ha approfittato per fuggire. E poi ha chiesto aiuto al 112. I Carabinieri della Compagnia di Anzio, dopo una attenta indagine, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti della banda Nettuno, ritenuta responsabile di aver “sequestrato e seviziato” la loro vittima. Per C.A., 35 anni, è scattata la custodia in carcere, mentre il fratello M.A., 22 anni, e G.B., 40 anni, sono finiti ai domiciliari. I tre sono accusati di estorsione, usura, sequestro di persona e lesioni. Invece per P.B., 18 anni, e per L.K., ex convivente della vittima, di origine ucraina, il giudice ha disposto l’obbligo di dimora nel Comune di Nettuno (dove tutti e cinque sono residenti): a loro due è contestato un solo reato, quello di lesioni.

 

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