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Omicidio Cocò, giallo su chi guidava l’auto del nonno

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Omicidio Cocò, giallo su chi guidava l’auto del nonno

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Un testimone oculare avrebbe dichiarato che a condurre la Punto Grigia fosse la ragazza marocchina, versione ritrattata oggi in aula.

 

COSENZA – Continua presso la Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza il processo a carico di  Cosimo Donato e Faustino Campilongo. Entrambi sono accusati in concorso di aver ucciso e dato fuoco a tre persone: Giuseppe Iannicelli di cinquantadue anni, la sua giovane compagna marocchina Ibtissam Touss e il nipotino di soli tre anni Cocò Campolongo. Quest’ultimo era stato affidato in custodia a lui perché i genitori e i parenti più prossimi al piccolo risultavano all’epoca dei fatti tutti detenuti. Stamattina di fronte al collegio giudicante presieduto dal giudice Giovanni Garofalo con a latere Francesca De Vuono, sono stati ascoltati testimoni che hanno cercato di fare chiarezza su alcuni aspetti del triplice omicidio consumatosi nel gennaio del 2014 in agro di Cassano allo Jonio. Uno degli impiegati del distributore di benzina che si trova nel centro del paese, nel corso della sua testimonianza in aula, ha oggi affermato che quel famigerato pomeriggio in cui i tre scomparvero vide Iannicelli.

 

Il ragazzo ha raccontato di aver visto l’uomo, come di consueto, alla guida della Fiat Punto grigia in cui venne ritrovato cadavere. Insieme a lui ci sarebbe stato qualcun altro. Il dipendente dice di non aver badato a chi fosse, ma per associazione di idee sostiene fossero “la donna e il bambino. Erano sempre con lui, li vedevo tutti i giorni”. Una versione ‘ritrattata’ che secondo il pm cozzerebbe con quanto affermato in un primo momento alla presenza dei carabinieri, ovvero che alla guida dell’auto c’era Ibtissam Touss. Un dettaglio importante visto che il corpo della ventisettenne, quando fu ritrovata cadavere dietro la masseria Scorza all’interno dell’auto. era effettivamente posizionato al lato conducente, con il bimbo dietro e Iannicelli dentro il bagagliaio. Inoltre nonostante gli inquirenti abbiano rilevato che Iannicelli era solito accompagnarsi da un ‘autista’ e che essendo sorvegliato speciale probabilmente aveva la patente sospesa, il benzinaio dice di averlo sempre visto guidare la Punto.

 

Resta quindi l’incertezza su chi realmente ha condotto l’auto fino a contrada Fiego. Dai rilievi condotti dal Ris di Messina sarebbe poi emerso che le monete trovate insieme ai corpi fossero più di una. Noto il dettaglio dei cinquanta centesimi ritrovati a fianco di Giuseppe Iannicelli, mentre solo oggi è stato chiarito che anche vicino ai frammenti ossei del piccolo e della ragazza vi fossero delle monete, in totale otto. Nella Punto carbonizzata inoltre erano stati trovati quattro bossoli. Proiettili (uno dei quali ancora ricoperto di sangue) riconducibili alla stessa arma, una calibro 7.65 Browning marca GFL di cui non è stato possibile stabilire il tipo. L’attenzione del Ris si concentrò anche sulla Fiat Uno sequestrata durante le ricerche dei tre a Santa Venere di Castrovillari. L’auto rubata a Cassano si trovava a circa duecento metri di distanza dalla masseria Scorza e al suo interno erano presenti tracce di sangue sui sedili posteriori, anteriori e sul bagagliaio. Resta ora da stabilire la relazione tra i due episodi. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 dicembre.

 

 

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