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Grosseto, ansia per un diciannovenne scomparso
GROSSETO – Uno straziante sos. Lo stanno cercando tutti: amici, parenti, genitori, semplici conoscenti. Andrei Maftei, 19 anni, studente rumeno ma che abita a Manciano, dalle 7 di giovedì ha fatto perdere le proprie tracce. Il ragazzo ha fatto colazione normalmente, ha indossato un paio di jeans e una felpa grigia, ha chiesto venti euro al padre per l’abbonamento dell’autobus ed è stato accompagnato dal padre Stefano alla fermata del pullman, quello che solitamente Adrei prende per andare a Pitigliano dove frequenta la terza Ragioneria.
Ma su quel pullman Andrei non ci è mai salito e in classe non ci è mai entrato. Ad accorgersi della scomparsa è stata la madre Adriana che alle 14, non avendolo visto rientrare in casa, ha chiamato il padre che ha iniziato le solite telefonate di routine al cellulare del ragazzo che però è sempre stato «irraggiungibile». Poi agli amici, e quindi all’istituto. Quando gli hanno confermato che a scuola Andrei non era mai arrivato, sono scattate le ricerche. Per tutta la giornata di ieri la famiglia ha atteso invano una telefonata del ragazzo e anche i carabinieri, nella tarda serata, hanno emesso un bollettino di ricerca di uomo scomparso perché erano trascorse le fatidiche 24 ore. Un ragazzo normale, tranquillo, che lo scorso anno era stato bocciato a scuola e che, per questo motivo, si era un po’ chiuso in se stesso. Ma nulla avrebbe fatto prevedere un gesto simile. Durante i mesi estivi Andrei aveva lavorato come barista alle cascatelle di Saturnia e si era distinto per la voglia di fare. Da tempo a Manciano (l’abitazione è in via Petro Aldi), la famiglia Maftei si è integrata immediatamente nel paese collinare: il padro Stefano, muratore, è assunto in una ditta locale, la madre Adriana lavora ad ore come colf. Andrei ha un fratello che lavora a Siena e ieri sera si è precipitato in paese per cercarlo. «Dopo essere stato bocciato a scuola — racconta babbo Stefano con il groppo alla gola — aveva deciso di non riprovarci. Se ne stava molte ore chiuso in camera con il suo computer e ad ascoltare la musica. Poi però, dopo l’estate avevamo parlato e si era deciso a riprovarci. Proprio in questi giorni gli avevo chiesto quale era il suo umore e lui mi ha risposto che era tutto a posto. Non riesco a capire». Una giornata convulsa, quella di ieri, fatta di ricerche, di disperazione e di voglia di riabbracciare il figlio per una famiglia sull’orlo della disperazione. «Speriamo si tratti di una ragazzata» ha concluso babbo Stefano fissando quel telefono. Che non ne vuol sapere di squillare per dare la buona notizia che tutto Manciano attende ormai da un giorno e mezzo.
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