Ci sono delle cose che ti lasciano perplesso.
Prendiamo come esempio l’inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza sui lavori di Piazza Bilotti, aperta a seguito delle esternazioni dell’ex vice sindaco Katya Gentile. Quello che vogliamo evidenziare, guardando al vasto panorama politico e amministrativo, è la cronometrica puntualità delle denunce che arrivano, senza per questo assolvere nessuno o fare riferimenti specifici al particolare, sempre dopo una lite, un defenestramento, un congedo burrascoso. Nel particolare, Katya Gentile, in rottura con il sindaco, Mario Occhiuto ha espresso dubbi sulla gara di appalto dei lavori: “Per volontà del sindaco non c’è stata alcuna procedura selettiva. Gli incarichi sono stati affidati in maniera fiduciaria e nella commissione di alta vigilanza, nominata per Piazza Bilotti, c’è un tale ing. Alessandro Coletta, noto alla Procura di Firenze e non solo, agli arresti domiciliari a settembre insieme ad altre cinque persone, tra cui la Lorenzetti, ex Presidente della Regione Umbria ed ex presidente di Italferr, accusato di reati contro la pubblica amministrazione…”. Dopo queste dichiarazioni, il procuratore Granieri ha deciso di vederci chiaro aprendo un fascicolo. Decisione criticata da alcuni politici che esprimono solidarietà ad Occhiuto sostenendo la legittimità degli atti. A noi naturalmente non è dato di giudicare la correttezza o meno delle procedure ma, l’aspetto politico, quello ci piace considerarlo. E’ successo a Cosenza con la Gentile ma succede ogni giorno in ogni piccolo comune della provincia di Cosenza, della Calabria e dell’intera Nazionale. Senza per questo fare riferimento al fatto specifico ci chiediamo: Perché le denunce di illeciti, atti moralmente ed eticamente inopportuni, decisioni politiche discutibili, arroganza e comportamenti autoritari vengono puntualmente fuori solo dopo che il denunciante sbatte la porta o, semplicemente viene sbattuto fuori?
