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Associazione donne medico Cosenza: “serve una rivoluzione culturale”
COSENZA – La medicina si tinge sempre più di “rosa” grazie anche alle giovani generazioni.
Al di sotto dei 30 anni il 70% dei nuovi medici sono donne e la componente femminile e’ maggioritaria anche tra i 30 e i 34 anni, per crollare poi al 14% tra i camici bianchi che hanno 60 anni. Complessivamente oggi il 32% di tutti i medici è donna e tra una decina d’anni si assisterà al sorpasso della componente femminile su quella maschile. Il dato è stato reso noto nel corso della riunione di fine anno dell’Associazione donne medico della provincia di Cosenza: “Spetterà alle donne medico in futuro la promozione culturale della parità, cioè la valorizzazione delle differenze tra uomini e donne, combattendo quei processi omologanti che li vorrebbero interscambiabili”, ha spiegato Teresa Papalia, presidente dell’Associazione cosentina.
All’assemblea alla quale era presente quasi al completo il consiglio direttivo dell’associazione composto da Agata Mollica (segretaria), da Carolina Biscardi (tesoriere) e dalle consigliere Rosita Greco, Valeria Tavernari, Maria Patrizia Romano, Maria Giovanna Burza, Fiorenza Cosenza ed Emma Maria Iachetta, sono state discusse diverse iniziative che si intendono programmare per il 2014. Tra queste anche un evento formativo sulla centralità della comunicazione medico-paziente e l’adesione al “Progetto ascolto donna” del Dipartimento Prevenzione, Psichiatria Forense e Medicina legale dell’Asp di Cosenza.
Dall’incontro è emersa la condizione della donna-medico nella realtà calabrese: “I recenti episodi di cronaca nera che hanno per vittime le donne, e i numerosi episodi di violenza, anche non fisica ma morale, che subiscono sul lavoro le donne medico, sono una spia, un segnale d’allarme. Indicano che viviamo in una società in cui va rivisto il modo in cui si guarda all’universo femminile” ha affermato la presidente Papalia. “Riteniamo necessaria una vera e propria rivoluzione culturale che deve prima di tutto cambiare il sistema educativo, a cominciare dalle scuole, perchè i bambini e i ragazzi devono essere educati al rispetto per la donna, come fondamento della società civile e della cultura stessa – ha evidenziato ancora la presidente dell’Associazione – ma neppure il mondo dei camici bianchi puo’ esimersi da un cambiamento di rotta”. “Va bene affermare la medicina di genere ma non bisogna rendere la differenziazione di genere un processo di vittimizzazione e ghettizzazione della donna – ha concluso Teresa Papalia – resta dovere di tutti, donne e uomini, lottare per la propria identità specie in una regione come la nostra che è, e rimane, una terra di contraddizioni”. Da qui anche l’appello affinchè la medicina di genere, diventi materia di studio nelle università.
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