Le Iene, trasmissione di Italia 1, a Sangineto per occuparsi della vicenda del cane Angelo, assassinato brutalmente da 4 giovani balordi. Tra l’omertà e l’indifferenza degli abitanti, le giustificazioni dei parenti e i silenzi dei 4, la troupe prova a capire cosa ci sia dietro tanta crudeltà
COSENZA – Un servizio diretto ed eloquente quello della iena Nina Palmieri che si è recata a Sangineto per capire cosa abbia spinto quei 4 balordi a compiere un gesto simile e per dare loro anche la possibilità di giustificarsi, di chiedere scusa… di capire perché e cosa li abbia spinti a compiere un gesto tanto crudele. Scuse mai arrivate, di risposte neanche l’ombra ma solo omertà e indifferenza: nessuna giustificazione, nessun pentimento, nessun chiarimento… solo minacce (come quelle di tagliare le gomme all’auto della troupe o di ‘prendere una pala’ per spaccarla in testa all’inviata).
Nina ha aperto il servizio ‘risparmiando‘ al pubblico della trasmissione la visione di quel video macabro, orrendo, crudele, feroce… simile ad un vero e proprio “snuff movie”. Quattro aggettivi per quattro ragazzi Luca, Francesco, Nicholas, e Giuseppe, tutti di 20 anni, tutti di Sangineto. Una vicenda, quella che li ha visti macabri protagonisti, che ha avuto una eco mediatica incredibile, facendo il giro d’Italia e sollevato sdegno e rabbia contro quattro giovani che si sono trasformati loro… in vere e proprie bestie. La iena Nina ha ripercorso l’orrenda vicenda, raccontando cosa i ragazzi hanno fatto nel giugno scorso ad Angelo; tutto documentato in un video di 2 minuti e 47 secondi che loro stessi hanno girato mentre uccidevano barbaramente quel povero cagnolone bianco: “lo hanno legato con una corda e uno dei quattro lo riprende mentre si guarda intorno, è vivo”. Poi l’inviata delle Iene non mostra più le immagini, ma le racconta: “Angelo viene ‘impiccato’ ad un albero e arriva la prima bastonata, poi la seconda mentre lui… scondinzola”.
Tutta Italia ora sa che gente è: la peggior specie.
La redazione di Quicosenza ha seguito dal principio la storia di Angelo, ha subito interpellato il sindaco Michele Guardia registrando le sue parole di circostanza. Quasi giustificò infatti, quei suoi concittadini, dicendo semplicemente “hanno capito di avere sbagliato“.
Non si può accettare una frase del genere e lasciare che tutto resti così com’è. Da tutta Italia, da Sangineto dopo il corteo promosso per le strade al quale non hanno preso parte i cittadini, da Cosenza, dalla Calabria, da ogni coscienza che non ha a cuore solo gli animali ma il rispetto della vita, si è levato un coro unanime e deciso: “Giustizia per Angelo”.
Avrebbero potuto sfruttare meglio l’occasione per tentare di chiedere scusa, per giustificarsi ed invece è andata in scena il “festival della violenza e dell’omertà, in un paese che si è trincerato ed ha deciso di sostenere i suoi 4 concittadini ‘assassini’. Perchè se è vero che il servizio delle Iene ha visto protagoniste solo una decina di persone, è altrettanto vero che nessuno del paese, lo scorso luglio, in occasione del corteo di condanna al gesto dei 4 ragazzi, svoltosi a Sangineto, è sceso in piazza. Solo finestre chiuse e un assordante e raccapricciante silenzio.
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Molte delle persone intervistate inoltre hanno tentato di giustificare il grave atto con una bravata e addirittura come “una cosa per ridere”. Nessuno però ci ha trovato molto da ridere e solo a Sangineto continuano a definire quelle ‘bestie’ come “quattro bravi ragazzi“, uno dei quali, Nicholas ha semplicemente risposto davanti alle telecamere, circondato dagli amici ‘bulli’ “abbiamo sbagliato e basta!“. Nessuna scusa, nessun rimorso.
Momenti di concitazione quando interviene lo zio di Luca, uno dei ragazzi al quale Nina Palmieri ha concesso la possibilità di spiegarsi, di parlare, di giustificarsi davanti a tutta Italia e che invece ha inveito contro di lei. Alla fine sono intervenuti i carabinieri per tentare di ‘placare’ gli animi del paese dove l’omertà regna sovrana, fatta eccezione per qualche donna che, consapevole della crudeltà del video e dell’azione dei quattro, li ha definiti bravi ragazzi. Ma quello che emerge è che tutto sono, quelli, tranne che ‘bravi ragazzi’. Ora si spera che la Giustizia faccia il suo ‘dovere’.
