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L’Arcivescovo di Reggio tuona contro Gratteri dopo gli attacchi a lui e alla Chiesa calabrese

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L’Arcivescovo di Reggio tuona contro Gratteri dopo gli attacchi a lui e alla Chiesa calabrese

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L’Arcivescovo di Reggio e già Arcivescovo di Locri, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, non ci sta a far passare la chiesa calabra “connivente con la ndrangheta” e lui stesso fatto passare per “colluso”.

Gli “addebiti” sono stati mossi, anche a Cosenza, in occasione della presentazione del libro “Acqua Santissima” firmato dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri e dallo storico Antonio Nicaso. Morosini, in una lettera pubblicata da l’Ora della Calabria, intende precisare alcune situazioni: “A sostegno di queste affermazioni gravissime lei non offre riferimenti a inchieste giudiziarie, processi in corso o condanne su partecipazioni di uomini di Chiesa a traffici illeciti, a omicidi, o ad altro crimine. Si ferma su indicazioni generiche: preti che vanno a prendere il caffè a casa dei mafiosi, o che ricevono contributi per restauri di chiese. Lei, come un fiume in piena travolge tutto al suo passaggio: il caso di un prete diventa la Chiesa. Eppure lei, come magistrato, ha un immenso potere investigativo e punitivo, inviando avvisi di garanzia, arrestando gli ecclesiastici che camminano tenendosi per mano con i mafiosi. No, preferisce gettare fango su tutti i sacerdoti, colpevoli solo di esercitare il loro ministero in Calabria”.

 

Così Morosini incalza il magistrato: “E tutta la Chiesa che viene incriminata, tranne quei pochi, che rispondono ai canoni da lei ipotizzati per una retta azione pastorale, ai quali la Chiesa dovrebbe sottostare”. L’Arcivescovo di Reggio, riconosce anche alcune colpe: “Non chiudo gli occhi sugli errori degli uomini di Chiesa, sia nel passato che nel presente. Ma da questo punto di vista, non è solo alla Chiesa che bisogna fare l’esame di coscienza”. Quindi sul suo, conto: “Per quanto mi riguarda, le vorrei chiedere: mi dica la fonte da cui ha attinto la risposta che mette sulle mie labbra: il vescovo di Reggio Calabria, anche dopo la condanna in Cassazione di un capobastone, ha detto che non poteva schierarsi perché magari si trattava di un errore giudiziario”. Quindi Morosini ripercorre la sua storia contro la ‘ndrangheta citando anche i numerosi riconoscimenti giuntigli dallo stesso Gratteri.

 

Da qui l’Arcivescovo conclude come un fiume in piena: “Ma non si accorge di quale fango sta gettando sulla Chiesa? Tanto più sporco perché gettato da un uomo delle istituzioni qual è lei? E forse dal catechismo che i criminali imparano ad invocare i santi prima di uccidere? Ma perché non riporta quanto vescovi e preti da anni stanno dicendo a condanna di tutto questo? Lei che mi fa oggetto di questo tiro al bersaglio, perché non riporta contestualmente tutte le espressioni di elogio da lei rivolte alla mia azione pastorale contro la criminalità organizzata? Signor procuratore, gettando discredito sulla Chiesa lei potrà strappare qualche applauso, ma non certo contribuire alla lotta comune contro quel male che lei chiama “la mala pianta”. Questo discredito non farà altro che indebolire, presso una certa opinione pubblica sprovveduta, l’azione di contrasto alla ‘ndrangheta svolta dalla maggior parte degli uomini e delle associazioni di Chiesa, contro i quali lei ha parlato in modo indiscriminato. Le auguro ogni bene e ogni successo nel lavoro”.

 

Mi è sembrato giusto riportare le parole di Morosini anche perché la scorsa settimana mi ero occupato delle dichiarazioni di Gratteri. A questo punto ognuno in coscienza saprà discernere.

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