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Satanismo a Cosenza: messe nere ed evocazioni sulla ‘collina oscura’
CASTROLIBERO – Il ‘casermone’ tra Santa Lucia ed Orto Matera tra i luoghi prediletti dai satanisti bruzi.
L’edificio, risalente alla fine dell’Ottocento pare appartenesse ad un proprietario terriero della zona. Posta in cima a una collina e dislocata su tre piani presenta una particolarità: finestre su tutto il perimetro così da avere una panoramica dell’esterno a 360°. La sua vista, a primo acchito, toglie il fiato. Imponente, austera e tetra. Appunto il luogo ideale per messe nere e sedute spiritiche. Chi abita nel circondario lo sa bene. È noto che in quella casa padronale la rievocazione dei defunti sia una pratica di routine. C’è chi si spinge a dichiarare che si tratti di una vera religione ispirata al ‘ritrovare un contatto con la natura’ con tanto di adepti, preghiere e rituali. Chi afferma di avere la certezza che in quell’edificio vaghino spiriti in cerca di pace, chi dice che all’interno di quell’inquietante casolare si celebrino regolarmente messe nere. Insomma oltrepassato il cancello arrugginito sommerso dai rovi si scopre una Cosenza sconosciuta ai più. La Cosenza occulta che affascina e spaventa. Antonio, membro fondatore di Cosenza Oscura portale d’informazione sul mondo dell’occulto bruzio esattamente dieci anni fa scovò all’interno dell’edificio particolari inquietanti: “Nella stanza più grande, dipinta sul pavimento polveroso, c’era una enorme stella a cinque punte, inscritta in un cerchio. Ad ogni punta corrispondeva una chiazza di cera nera. Sul pavimento, inoltre vi erano macchie di un liquido scuro, ormai secco, colato in più punti, forse sangue. Il muro di fronte all’entrata era quasi completamente sfondato, aprendo una vista sulla valle sottostante da mozzare il fiato. Sui muri della stanza, macchie di escrementi e una serie di scritte senza importanza, tranne una che in una calligrafia disordinata e in un inglese sgrammaticato recitava ‘The my favorite play is the death (Il mio gioco preferito è la morte)”.
Ancora più raccapricciante il racconto di un giovane che narra di aver partecipato a più ‘incontri’ proprio in quello stesso casolare: “La prima volta che misi piede in quella casa mi sentii come se qualcosa di oscuro mi stringesse il collo, era come soffocare. Non si sentiva nessun rumore, tutto buio. Salimmo al secondo piano. Entrammo in un enorme stanza con quattro grandi aperture ai suoi angoli. Sul pavimento era stata disegnata una stella a cinque punte all’interno di un cerchio, e alle punte di questa, erano state poste delle candele. Erano già accese quando arrivammo, un altro amico ci aveva preceduto per sistemare tutto. Per un po’ non successe niente. Ad un tratto uno del gruppo incominciò a dire frasi che in un primo momento erano senza senso, ed incominciò a gridare. Un grido che sembrava di dolore. Ma la cosa strana era che l’amico sembrava parlare con una voce innaturale, come se venisse da un altro luogo, e che non aveva niente a che fare con il suo solito intercalare. Era un lamento, ma in un primo momento non si riusciva a capire di chi. Poi la voce si fece più chiara e flebile quasi come quella di un bambino, anzi era quella di un bambino. Non riuscimmo a capire tutto, ma sembrava che chiamasse la mamma, e domandava perché era andata via lasciandolo solo. Poi, a un certo punto dopo aver pianto, la voce non parlò più. Il mio amico crollò a terra e quando riprese i sensi non ricordava niente di quello che era successo. La voce che sentii non era la sua, lo assicuro e nell’aria c’era qualcosa di strano.
Una volta, parlando con alcune persone, che non sapevo frequentassero anche loro quel luogo, né tanto meno loro sapevano di noi, mi hanno detto della casa e del fatto che facendo una seduta, avevano sentito la presenza di uno spirito di bambino all’interno. Una volta evocammo uno spirito, era maschile, ma non domandarmi cosa gli chiedemmo. Fatto è che quando poi tornammo a casa, alle quattro del mattino mi telefona uno dei partecipanti alla seduta. Mi disse che non riusciva a dormire, o meglio, che lo spirito che avevamo evocato non voleva farlo dormire. Lo spirito non era andato via ma risiedeva dentro di lui! L’indomani dovemmo fare un rito per farlo ritornare nel suo regno e dopo qualche giorno il mio amico ritornò normale. Ma di cose strane comunque ne accadono spesso. Una volta venne con noi un ragazzo che non credeva a queste cose. Incominciò a dire ‘Si, ora evochiamo un diavolo, e magari anche Lucifero’. Rideva e ci scherniva. Noi continuammo i nostri riti. Quando venne l’ora di andarcene, proprio sulla porta esterna, trovammo un grosso caprone nero ad attenderci. Come niente fosse, e per nulla spaventato dalla nostra presenza, il caprone entrò in casa e da lì noi non lo vedemmo più uscire. Ed aspettammo più di mezz’ora. Una volta, invece, quando andammo, trovammo per terra un cane morto totalmente sventrato, e per quel giorno decidemmo di andar via”. Alla luce di ciò episodi quali il furto del tabernacolo a San Martino di Finita o di calici e pissidi a Grisolia potrebbero essere legati più al mondo dell’occultismo che non a quello della ricettazione.
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