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Il petrolio dello Jonio non si tocca, Cosenza si schiera contro le trivelle
COSENZA – La Provincia di Cosenza dice ‘No’ alle trivellazioni.
Mario Oliverio, governatore della provincia bruzia, ha espresso, attraverso un corposo ed articolato documento inviato al Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare e, per conoscenza, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la più netta contrarietà della Provincia di Cosenza alla possibilità che si dia avvio alle procedure autorizzative delle trivellazioni in mare introdotte dal ‘Decreto Passera’. “In riferimento al ruolo che la Costituzione della Repubblica Italiana riconosce agli enti locali nell’assetto istituzionale della Nazione, in ossequio al ruolo delle istituzioni nella formazione delle decisioni di rilevanza pubblica e in rappresentanza degli interessi sociali, economici, ambientali delle comunità locali del proprio territorio -ha affermato il presidente Oliverio- intendendo partecipare come Provincia di Cosenza al processo democratico sancito dalla vigente legislazione comunitaria e nazionale, abbiamo illustrato, attraverso questo documento, le ragioni profonde della nostra totale contrarietà alle ispezioni simiche ed alle conseguenti possibili installazioni di piattaforme per l’estrazione di idrocarburi nel Golfo di Taranto e, in generale, nel Mare Jonio, da parte di qualsivoglia operatore”. “Allo stesso tempo – ha aggiunto Oliverio – abbiamo chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di tenere in debito conto tutte le argomentazioni esposte nell’articolato documento predisposto dai nostri uffici ai fini della valutazione inerente l’impatto ambientale dell’istanza di permesso di ricerca off-shore denominato “d 79 F.R. – EN” avanzata da Enel Longanesi Developments srl”. “Per quanto ci riguarda -ha concluso Oliverio- saremo fortemente determinati e vigili nel seguire e monitorare ogni fase di sviluppo dei progetti che riguardano propositi di sfruttamento del mare e dei relativi fondali a scopo energetico per l’estrazione di idrocarburi, portati avanti da qualsivoglia operatore, che consideriamo particolarmente pericolosi per gli equilibri ecologici e ambientali marini, nonché per la qualità della vita, l’economia ed il futuro stesso delle comunità insediate sui territori del Golfo di Taranto. A tale scopo ci siamo riservati di intraprendere ogni azione utile a tutelare gli interessi di dette comunità e a salvaguardare la qualità della ambiente marino e costiero”.
L’ENEL Longanesi vorrebbe trivellare nell’area ubicata nel Mar Ionio, in “Zona F” caratterizzata da un’ estensione areale di circa 748,7 Kmq, a circa 12 miglia nautiche dalla costa. Lo studio VIA, depositato presso il Ministero dell’Ambiente ed inviato ai Comuni costieri per l’espressione dei pareri entro il 20 maggio 2013, prevede l’acquisizione sismica attraverso “strumentazione idonea all’identificazione di eventuali orizzonti mineralizzati”. L’area in cui verranno realizzate le attività di prospezione è localizzata nella parte settentrionale del Mar Ionio ed è situata lungo le coste della Calabria, Basilicata e Puglia. I rilievi sismici prevedono – evidenziano le organizzazioni ambientaliste – tra l’altro anche l’uso dell’air-gun. Una tecnica questa che si è rilevata invasiva per gli ecosistemi e le specie faunistiche che frequentano il Mar Jonio, tra le quali quelle rare e minacciate di estinzione, in particolare cetacei, rettili e mammiferi marini, interferendo con le attività di pesca. Le organizzazioni ambientaliste denunciano come questa ennesima istanza, l’undicesima in pochi anni, si sovrappone all’intensa attività di ricerca idrocarburi nel Mar Jonio trasformato, grazie alle volontà dell’attuale governo uscente, in una servitù energetica per le numerose compagnie petrolifere interessate ad effettuare ricerche e trivellare il Mar Jonio.

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