Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Il monopolio degli appalti della cosca Alvaro: arrestato sindaco

Archivio Storico News

Il monopolio degli appalti della cosca Alvaro: arrestato sindaco

Pubblicato

il

REGGIO CALABRIA – L’economia della Piana di Gioia Tauro in mano alla ‘ndrangheta.

Sette provvedimenti restrittivi emessi dal gip di Reggio Calabria sono stati eseguiti questa mattina dalla Polizia di Stato nei confronti di altrettante persone accusate di appartenere alla cosca di ‘ndrangheta degli Alvaro, operante nella Piana di Gioia Tauro, e in particolare a Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Cosoleto, Delianuova. I reati contestati sono a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni. L’operazione, denominata “Xenopolis”, e’ stata eseguita dal personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, e del Servizio Centrale Operativo di Roma e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Le indagini hanno svelato l’esistenza di un monopolio nella gestione degli appalti pubblici attraverso amministratori locali e imprenditori compiacenti, nonche’ una serie di interessi illeciti e di infiltrazioni da parte di esponenti di vertice della cosca in vari settori produttivi dell’economia legale. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terra’, alle ore 11, presso la sala conferenze “Nicola Calipari” della Questura di Reggio Calabria.  

 

I sette arrestati sono: Cosimo Alvaro, alias “Pelliccia”, 49enne nato a Sinopoli, gia’ detenuto; Antonio Alvaro, 47enne nato a Sinopoli; Domenico Alvaro, 36enne nato a Taurianova; Rocco Palermo, 52enne nato a San Procopio, ex sindaco del comune aspromontano; Giasone Italiano, 44enne nato a Delianuova; Domenico Laurendi, 44enne nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte; Carmelo Giuseppe Occhiuto, 43enne nato a Sinopoli. Le indagini, incentrate sui due figli Cosimo e Antonio del vecchio carismatico capobastone Domenico Alvaro classe 1924, deceduto nel 2010, hanno fatto luce sulla piena operativita’ della cosca e soprattutto sui rapporti della consorteria criminale con imprenditori ed esponenti politici degli enti locali che assecondavano gli interessi illeciti della ‘ndrina. Tutti tranne Occhiuto sono accusati di associazione di stampo mafioso. Secondo gli inquirenti, il personaggio di maggiore spessore criminale dell’operazione Xenopolis e’ Cosimo Alvaro, gia’ detenuto dalla sua cattura del 14 luglio 2011, nell’ambito dell’operazione “Meta” dopo un anno di latitanza. In quel caso i reati a lui contestati erano di estorsione e intestazione fittizia di beni, associazione mafiosa e associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Nell’ambito dell’indagine Xenopolis, invece, a Cosimo Alvaro viene contestato di avere posto in essere condotte finalizzate al controllo delle attivita’ imprenditoriali di Reggio Calabria, dove aveva eletto il proprio domicilio a seguito dal 2006 al 2009 a causa della sorveglianza speciale con divieto di soggiorno a Sinopoli.

 

Nel capoluogo Cosimo Alvaro si e’ occupato della gestione del bar “Crystal”, nella zona di via Cardinale Portanova, intestato fittiziamente all’imprenditore Domenico Laurendi. Ad Antonio Alvaro, invece, titolare della ditta individuale “Edil Trasporti Legna”, viene contestato di avere svolto, assieme agli imprenditori Giasone Italiano e Domenico Laurendi, attivita’ volte al controllo di attivita’ imprenditoriali in provincia di Reggio Calabria, non solo nel settore edile e della manutenzione stradale, ma anche nel settore dei lavori sulla rete del gas, aggiudicati con contratto d’appalto della Regione Calabria dalla ditta “Metangas dei fratelli Venneri srl” con sede legale a Rende, nel cosentino. Alvaro sarebbe riuscito a trarre guadagni illeciti tramite subappalti o l’impiego di operai “sponsorizzati” dalla cosca. Cosca che era riuscita a inserirsi anche nell’appalto pari a 20 milioni di euro bandito dalla Provincia di Reggio Calabria per la manutenzione triennale di circa 200 km dell’intera rete viaria provinciale. In questo caso secondo l’accusa Laurendi era riuscito a inserirsi con un subappalto che prevedeva i lavori di pulizia e manutenzione della zona tirrenica della provincia reggina.

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA