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Malasanità: topi nel centro trasfusioni dell’ospedale di Cosenza
COSENZA – L’ispezione ministeriale porta alla luce gli ‘orrori’ dell’Annunziata.
La relazione stilata dai quattro ‘007 della sanità’ inviati a Cosenza lo scorso 12 agosto dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, non lascia spazio a interpretazioni: il sistema di gestione del sangue all’ospedale di Cosenza presenta molte falle. Otto pagine mettono a nudo le carenze della struttura. Un report in cui si parla addirittura della presenza, per come accertato dai tecnici dell’Azienda sanitaria provinciale, di «esche per topi e di occasionale presenza di roditori nei locali del servizio trasfusionale». Una situazione drammatica, insomma. Che è legata ad un’altra vicenda di presunta malasanità. Costata la vita a un uomo, il 79enne Cesare Ruffolo, deceduto lo scorso 4 luglio poche ore dopo una trasfusione di sangue contaminata da germi. Il caso, comunque, non rappresenta un inedito. Già due settimane prima si era registrato un caso simile, ma per fortuna il paziente non perì nel corso della degenza. La Procura di Cosenza che sta ricostruendo il percorso del contenitore infetto e le pratiche attivate tra le corsie dell’ospedale parla di “omissione d’atti d’ufficio e omicidio colposo”, sono queste le ipotesi di reato nel fascicolo aperto dopo la morte di Ruffolo e che vede indagate a vario titolo sette persone tra manager sanitari e medici. Al temine dell’ispezione i funzionari del Ministero hanno rilevato che, “al di là di ogni ragionevole dubbio, la situazione di grave criticità del servizio trasfusionale ha costituito elemento certamente favorente la produzione di unità di globuli rossi contaminati”. La tragedia forse si sarebbe potuta evitare se qualcuno avesse dato uno sguardo alla relazione redatta dai responsabili della struttura commissariale della Regione. Per due giorni, nel settembre 2012, i quattro ispettori inviati a Cosenza passarono sotto la lente d’ingrandimento il centro trasfusionale dell’Annunziata e rilevarono 65 irregolarità, 17 delle quali sono indicate come gravi, “con potenziale impatto diretto negativo sulla sicurezza del donatore o del paziente”. Per questo motivo, al direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza Paolo Gangemi, ora indagato per omissione di atti d’ufficio, erano stati dati dai 15 ai 30 giorni di tempo per sanare le rilevanti criticità riscontrate. Dalle colonne di Adnkronos Salute lo stesso Cangemi sottolinea che “gli ispettori nel loro verbale hanno però riconosciuto anche il grande sforzo del management aziendale ad attivare le procedure di controllo del Centro. Resta però il fatto che la struttura è vecchia e le carenze strutturali ci sono e sono emerse. Su questo non ci sono dubbi”.
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