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Franco, oh Franco! Dalla Calabria con furgone

 La vera storia di Franco, oh Franco! raccontata da Franco Neri.

Ovvero, l’epopea del tamarro calabrese trapiantato a Torino. Dal giorno della nascita, coi parenti in fila in ospedale e un “banchetto di sei metri, con pasta alle melanzane e il vino Cirò”, alle avventure di Franco a scuola, in famiglia, in piscina, con le donne, durante le mitiche trasferte in macchina col cofano pieno di suppizzata… “Ciao a tutti, cercherò di raccontarmi in poche righe, così non vi annoiate. Artisticamente nasco come imitatore e la mia prima imitazione è stata quella del grande Lino Banfi, che stimo ed ammiro molto, la seconda quella del mio grande idolo cinematografico, Robert de Niro e poi via tante altre. Un bel giorno mia madre, stanca di sentire mille voci diverse dalla mia camera, m’ha gridato, Franco, oh Franco! Se non la finisci, invece di mille voci, ti faccio sentire i miei millepiedi sul sedere (culo m’hanno detto che non si può dire…). E così ho capito che era meglio cambiare genere, ma cosa? Una sera del 1978 vado a vedere uno spettacolo di cabaret in un locale di Torino, a quel punto mi sono detto, perché non provarci? Sono andato dal proprietario a chiedere se potevo esibirmi, alla sua domanda ‘Sei sicuro che ce la fai?’ Con mio tipico fare timido ciò risposto ‘Senti Fonzie, se non te li faccio ridere io, chi lo fa!’. Solo dopo mi sono reso conto di quello che avevo combinato, avevo sudato talmente tanto che la maglietta nera era scolorita e diventata bianca, e i pantaloni chiari avevano preso la tinta nera della maglia. Ma siccome non mi arrendo mai, dal proprietario e ci dico: ‘Allora? Com’è andata? Posso tornare?’. Per tutta risposta è scoppiato a ridere, lì ho capito che non era andata tanto bene, però almeno la faccia simpatica ce l’avevo così ho cominciato a lavorare sui testi. Posso dire che di gavetta ne ho fatta tanta, ma proprio tanta e iniziando proprio da quel ‘Franco, oh Franco!’ che mi aveva fatto smettere di fare l’imitatore, che ho capito che potevo raccontare, in chiave comico-ironica, ma con delle profonde verità, quelle che sono le diversità di cultura tra il nord e il sud. Dopo circa 20 anni di lavoro e tenacia, finalmente da pochi anni, ho iniziato ad essere presente in televisione ed al cinema, dove aspetto numerosi tutti voi. Un affettuoso abbraccio meridionale, all’olio di melanzana, dal vostro Franco… Oh Franco!”

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