ROGLIANO – Una notte bianca ‘oscura’ nella valle del Savuto.
In paese è festa, musica e artigianato colorano le strade di Rogliano. E’ il 17 Agosto, lo spirito è alto, si alza il gomito, si alza la voce. Un battibecco sfocia in uno strattonamento. Pochi istanti e la discussione è già conclusa. Preoccupata che la lite potesse trasformarsi in rissa una signora avverte i carabinieri che con solerzia corrono al bar di ‘Carletto’. Tutto è finito. Ci sono dei ragazzi davanti al bar. I militari, si avvicinano. Due parole, un fraintendimento: M. A., finisce in caserma per l’identificazione. Non ha i documenti, ha smarrito la carta d’identità e la patente gliel’hanno sequestrata quegli stessi carabinieri. Sono quasi le due, alle cinque e trenta M. A., di Marzi sarà arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. La permanenza del ventitrenne in caserma causerà, ufficialmente, il ferimento di tre militari. Ma le versioni del ragazzo dalla corporatura esile si discostano, di molto, dalla versione fornita dai carabinieri ascoltati dal giudice Marletta: il giovane dice di aver subito un pestaggio, i carabinieri di essere stati aggrediti con violenza. “Nella lite io non c’entravo niente, – si legge nel verbale di udienza che riporta le dichiarazioni di M. A. all’indomani dell’arresto – non avevo i documenti e pensavano che li prendessi in giro. Mi hanno preso di forza e mi hanno messo in macchina. Appena sono entrato, subito il carabiniere che era dietro ha iniziato ad alzarmi le mani. Io non facevo niente, lo hanno visto tutti quanti. I ragazzi lo vedevano dal vetro che mi picchiava a pugni. A pugni in testa. Poi sono arrivato in caserma. Ho detto ‘aspettate che scendo’, invece mi hanno tirato di forza, mi hanno buttato a terra e hanno continuato a picchiarmi a calci e a pugni. Ho cercato di difendermi e loro continuavano sempre a picchiarmi. Non capivo perché mi picchiassero. Mi hanno poi ammanettato e hanno continuato a picchiarmi pure da ammanettato io ero a terra. Almeno cinque o sei persone mi hanno picchiato solo la ragazza (maresciallo donna ndr) diceva ‘che state facendo?’”. Al termine dell’udienza l’imputato mostra i segni al giudice che accerta così “segni di escoriazioni sulle parti laterali del tronco” e allega agli atti le considerazioni sulla t-shirt che il ragazzo indossava la sera dell’arresto che si presenta “strappata e con impronte di scarpe”.
Secondo il comandante Caruso della stazione dei carabinieri di Rogliano i fatti sarebbero andati diversamente. “Se i miei uomini non fossero stati aggrediti – afferma Caruso – non ci sarebbero i referti medici che ne descrivono le lesioni subite. Anche la marescialla è stata aggredita. Non c’è stato alcun pestaggio. Siamo noi la parte lesa. Era ubriaco e già al bar inveiva contro di noi. L’intervento dei militari è stato asettico, loro hanno prognosi, il ragazzo un collare che non sapeva neanche chi gli avesse detto di portarlo. M. A. è stato portato in caserma perché proferiva frasi oltraggiose e si rifiutava di fornire i documenti”. Uno degli appuntati presenti alla presenza del giudice ha dichiarato che “all’inizio il ragazzo non era neanche violento, l’unica violenza era stata una gomitata in macchina però poi non aveva opposto resistenza”. I certificati medici descrivono lo stato di salute dei convolti nell’episodio: “Il paziente – si legge nel referto del pronto soccorso di Cosenza dove il giovane era stato visitato il giorno successivo all’arresto – mostra escoriazioni del dorso sinistro, ecchimosi subascellare destra e sinistra, iperemia di polso destro e sinistro. Diagnosi: trauma cranico minore con distorsione rachide cervicale. Raggi X: Contusioni ed escoriazioni multiple. Dieci giorni di prognosi”. Due dei carabinieri feriti saranno invece dimessi con sette giorni di prognosi, al più fortunato vengono consigliati cinque giorni di ‘riposo’ tra le lesioni certificate: tumefazioni, rossore, escoriazioni avambraccio, iperemia naso e occhi. Intanto in paese i cittadini si sono mobilitati in difesa del ragazzo con una campagna di raccolta firme. Sarà però la magistratura a valutare se Il ventitreenne sia vittima di un pestaggio o l’autore di un’aggressione ai danni di pubblici ufficiali.