A Cosenza l’antenata della donna tacciata di stregoneria rappresenterà la vicenda con un reading teatrale.
COSENZA – “Cecilia di Dio” è un reading teatrale scritto e interpretato da Maria Faragò con le musiche originali di Giorgio Minervino e la selezione immagini di Salvatore Minervino. La vicenda si svolge nella Calabria del 1769. Cecilia Faragò è l’ultima fattucchiera processata per stregoneria nel Regno di Napoli, poi assolta, processi che grazie a lei e alla sua battaglia non saranno più celebrati in tutto il sud. Una microstoria che si affaccia dal passato e richiede un ascolto, uno spiraglio di redenzione che risale dai secoli. Una voce di quel mondo di storie disperse che formano la memoria negata del genere femminile. Profetessa dell’uguaglianza e donna irregolare di un Mediterraneo arcaico, viscerale, erotico, fatto di magismo, superstizione e divinazione, forze in “dote” al femmineo. L’appuntamento è per domani presso la sala Auser, rione Spirito Santo, nel centro storico di Cosenza alle 18.00. Maria Faragò non è una attrice professionista. La storia che racconta nel testo di questo breve recital è una storia di famiglia, un tributo ad un’antenata coraggiosa, una riconciliazione con una memoria che proviene dal passato e dalla terra, dal cuore antico e misterioso della Calabria.
La storia di Cecilia Faragò è la ricostruzione indiziaria di ciò che affiora dalla vicenda di una donna tenace, libera, irregolare e straordinaria. In lei rivive l’archetipo popolare della sacerdotessa, della medichessa, della magara. In lei corpo e passione, sentimento e ragione hanno fatto a gara per affermare, contro ogni apparato e sino all’ultimo istante, vita e dignità. La sua è una microstoria che ci richiama dal passato invocando ancora oggi redenzione e verità, speranza e giustizia, la forza della relazione contro la prepotenza del potere e delle leggi degli uomini, contro l’autorità che ha fallito nella violenza di una società consacrata al sopruso. Cecilia è figura dell’umano come donna, e la sua è una vicenda che recita il dolore e la lotta per affermare pienezza del femminile, una sovranità senza potere; e lei dimenticata e dispersa, reclama ancora silenziosa e malinconica un luogo per sé. Un nuovo umanesimo, un altro mondo, fatto di cura e bellezza, di natura e istinto femminile. Forza sorgiva e generatrice di senso, maternità incarnata in ogni cosa vivente.
Maria Faragò, lavora e collabora con il Festivaletteratura di Mantova dal 2012. Progettista, direttrice artistica e organizzativa, è laureata in scenografia, ha organizzato mostre d’arte e festival letterari, ha partecipato all’Edimburgh Fringe Festival nel 2014 (Edizione Italiana – Roma) producendo lo spettacolo “Lamagara” che ha ricevuto un premio della critica. Ha progettato, organizzato e assunto la direzione artistica del Premio Tropea e del TropeaFestival Leggere&Scrivere dal 2007 al 2013 e nel 2105 dei Giardini delle Esperidi Festival.