RENDE – Un Ateneo troppo spettacolarizzato. I tre sindacati Cisal-Università, il pubblico impiego Usb e la federazione Snals sono intervenuti in merito
alle recenti inchieste che hanno visto come protagonista l’Università della Calabria. In una nota scrivono: « In questi giorni i media nazionali hanno dedicato molto spazio alla nostra Università. Di fronte a tale spettacolarizzazione mediatica non possiamo che ritrovarci esterrefatti e per di più assolutamente intristiti al cospetto di siffatta situazione. Almeno noi dall’interno dell’Università abbiamo la possibilità di vedere questa triste vicenda da un’angolazione diversa, sicuramente più obiettiva, soprattutto perchè viviamo l’Ateneo e conosciamo le condizioni di precarietà in cui vive la segreteria studenti e la difficoltà oggettiva di un passaggio da vecchi sistemi alle nuove tecnologie particolarmente negli anni su cui si basa l’indagine. Effettivamente in quel periodo in cui si passava dal cartaceo ad uniwex si assisteva ad un imbarazzo generale da parte del personale e di docenti recalcitranti all’utilizzo di nuove tecnologie, di codici diversi, sigle strane ed esami che cambiavano nome in vecchi, nuovi o nuovissimi ordinamenti. Per chi non era aduso ai sistemi informatici era dura fare attenzione ai tasti del computer. Un numero sbagliato o una sigla diversa ed anche un errore visto successivamente diventava un problema».
«La parte lesa – continuano – sono anche gli studenti e i laureati che in una situazione di crisi generale con gravi difficoltà anche geografiche si trovano ad essere additati come ladri di lauree e ancora più difficilmente potranno inserirsi nel mondo del lavoro. Vittime inconsapevoli di un sistema alla spasmodica e convulsa ricerca di un colpevole, vero o presunto che sia, da immolare alla goffa disfunzione di un sistema malato. Come e quando finirà questa storia? Speriamo presto e bene, ma abbiamo il dovere di tutelare il nostro Ateneo perchè una istituzione così prestigiosa e utile per la nostra terra non può subire ancora umiliazioni e deve continuare quel percorso di civiltà per cui è nata».