Trafugati dal conto corrente un milione e 250mila euro.
PAOLA (CS) – Il tesoriere e il legale rappresentante del Santuario di San Francesco non sapevano quanti soldi ci fossero in cassa e come venissero gestiti. E’ questa la versione che i due frati Giovanni Sposato e Franco Russo hanno fornito ieri in aula. L’ammanco denunciato dai monaci con mesi di ritardo e reticenze ammonta ad un milione e 250mila euro. Soldi frutto della beneficenza dei fedeli finiti, grazie a un raggiro nei conti correnti di amici e parenti di un promotore finanziario cosentino: Massimo Cedolia. Sarebbe stato lui a muovere decine di migliaia di euro, senza alcuna autorizzazione secondo i frati, e a far sparire il denaro dalle casse del Santuario. Nel Tribunale di Paola ieri nel corso dell’udienza è stata ricostruita la vicenda della rendicontazione che il tesoriere Franco Russo presentò prima di lasciare il proprio incarico ed essere trasferito a Roma. Sul motivo per cui dopo aver trasferito il denaro delle offerte da una banca di Amantea su un conto corrente on line di un istituto di credito del gruppo Ubi nessuno si fosse preoccupato di controllare cosa accadesse padre Russo ha fornito una versione apparentemente ingenua. Il monaco infatti ha semplicemente affermato che fidandosi di Massimo Cedolia non avrebbe inteso verificare il suo operato.
Una fiducia che avrebbe permesso al promotore finanziario di essere l’unico, a detta dei frati, ad avere i codici di accesso a conti. Attraverso il conto corrente on line si sarebbe impossessato del denaro del Santuario trasferendolo con dei bonifici ad amici e parenti con la causale ’emarginazione contratti liquidità future’. A beneficiare delle offerte dei fedeli a San Francesco di Paola furono Carmelina Preite, Grazia Magurno e Giancarlo Muselli. I genitori di Cedolia, Adua Preite ed Attilio Cedolia rinviati a giudizio sono stati assolti in abbreviato ‘perchè il fatto non costituisce reato’. Gli altri indagati Maria Rosaria Punzo, Francesco Vidiri, Ofelia Vidiri, Francesca Paola Vidiri e Salvatore Magurno attendono ancora di essere giudicati. Nel corso delle indagini è emerso che i due coniugi indagati Franceso Vidiri e Grazia Magurno su alcuni documenti avrebbero modificato la propria data di nascita creando così dei falsi codici fiscali allo scopo di occultare beni a loro intestati ovvero cinque immobili a Diamante, poi sequestrati dalla Guardia di Finanza. L’Ordine dei Francescani nel processo chiede un risarcimento da circa 3 milioni di euro per i danni patrimoniali e d’immagine subiti. Il prossimo 10 Febbraio saranno ascoltati i teste dell’accusa.
In foto l’arresto di Massimo Cedolia
