Altri due cani avvelenati in Calabria tra Comuni assenti e crudeltà impunita

COSENZA – Prima Corigliano Calabro, ma anche Sellia, Belvedere Spinello, Montalto Uffugo e ora Filogaso nel Vibonese.

Sale il numero dei cani randagi avvelenati da gente senza scrupoli in Calabria, da nord a sud della regione. E non c’è bisogno di essere animalisti per denunciare questa strage definita dal Wwf un drammatico esempio di mentalità zoofoba. Addirittura su Facebook esiste una pagina che definisce il centro calabrese di Belvedere Spinello “il paese dei cani avvelenati”. Mentre a Montalto Uffugo, nel Cosentino, qualcuno si diverte ad imprigionarli o ad impiccarli. Di episodi del genere se ne registrano a centinaia in Calabria, da Reggio a Cosenza, da Catanzaro a Vibo. Una situazione non più tollerabile perchè non è concepibile che dei poveri animali vengano uccisi con tanta crudeltà e che nessuno paghi per questo. L’avvelenamento infatti porta alla morte con dolori atroci e nessuno, nonostante le sanzioni e le pene previste per questi reati, paga o cerca i responsabili. Il tutto accade nell’indifferenza generale. La pena prevista dal codice penale per chi cagiona la morte di un animale “per crudeltà o senza necessità”, per i responsabili va da tre a diciotto mesi, in questa regione, non trova applicazione. Ieri altri due casi di avvelenamento sono stati segnalati a Filogaso, nel Vibonese. Uno dei randagi avvelenati si chiamava Ester, era una cagnetta tra l’altro incinta e in attesa di partorire. L’ennesimo caso, che ha sollevato l’attenzione dell’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa); la presidente nazionale Carla Rocchi, parla di “inaudita violenza e di segnale di assoluta inciviltà”. Violenza e inciviltà dunque, per le quali si chiedono accertamenti per far sì che questa strage abbia fine. Si, perchè in Italia e anche in Calabria si assassinano ancora illecitamente cani randagi, mentre i comuni, che dovrebbero occuparsi del randagismo in modo adeguato non fanno assolutamente nulla, giustificando il loro immobilismo con la solita vecchia storia della “mancanza di soldi”. In Calabria l’ignoranza e la cattiveria non hanno limiti: spesso un cane viene ucciso con polpette tossiche solo perchè ha rovinato una coltivazione o da fastidio ad un allevamento, ma non mancano i casi più gravi, sui quali spesso non si indaga affatto, come crocefissioni o decapitazioni e torture. E il fatto che non si registrino denunce fa si che non si arrivi mai ad una condanna per i responsabili. Carla Rocchi aveva già sollecitato gli enti ad occuparsi del grave fenomeno: “I Comuni non fanno ciò che devono. Dopo un avvelenamento, sarebbero tenuti a recintare il luogo in cui è stata trovata la vittima. Conosco pochissimi sindaci che lo fanno”. E sul piano delle forze dell’ordine la disattenzione e l’indifferenza non è diversa. I vigili urbani hanno di meglio da fare che risolvere i problemi legati al randagismo.

 

La segnalazione che arriva da Bisignano

Una signora residente a Bisignano, ha contattato la nostra redazione segnalandoci la presenza, nei pressi della sua abitazione, di una decina di randagi, ai quali ovviamente la donna, che ha già un cane, ha offerto dell’acqua e del cibo. La donna avrebbe più volte contattato i vigili urbani che, anzichè occuparsi del caso, hanno solo invitato la signora a non dar da mangiare ai cani. Addirittura, recatasi in Comune per chiedere un intervento, qualcuno avrebbe ironicamente risposto alla donna: “non sappiamo cosa fare…li uccida”. Certamente non un bell’esempio per l’amministrazione comunale e per gli enti preposti ad occuparsi ‘anche’ del randagismo. Noi della redazione abbiamo chiamato e chiesto l’intervento dei vigili urbani, che ci hanno assicurato che domani effettueranno un sopralluogo.

 

A Reggio Calabria, è stato girato un video che vogliamo di seguito riportare per far comprendere cosa succede ad un cane avvelenato. Le immagini potrebbero toccare la sensibilità di qualcuno ma forse, e speriamo che lo sia, potrebbe essere un modo per evitare che questo accada. Nel video choc, un cane randagio avvelenato con del verderame a Reggio Calabria, città come altre in Calabria, dove non esistono servizi d’assistenza per i cani randagi, i quali possono contare solo sulla opera preziosa delle associazioni di volontariato.

 

Attenzione: Le immagini contenute nel video non sono consigliabili ad un pubblico sensibile

 

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